Intervista a cura di Serena Baldassarre a Martina Ficcadenti
La Terapia Occupazionale per i bambini. La conoscete?
Con questa intervista alla dott.ssa Martina Ficcadenti, terapista occupazionale, apriamo il discorso su di un nuovo ambito di trattamento delle difficoltà di crescita e adattamento dei bambini: la terapia occupazionale.
Che cos’è ed in quali casi si ricorre alla terapia occupazionale per i bambini?
NelI’età evolutiva, i bambini e i ragazzi che possono essere affetti da malattie fisiche e psichiche con disabilità temporanee e permanenti possono essere presi in cura dal Terapista Occupazionale. Con lui ci si pone l’obiettivo di sviluppare e migliorare la capacità d’agire del bambino nella sua vita quotidiana, favorendo e valorizzando i suoi interessi, in un processo graduale di inclusione nei suoi ambienti di vita: la casa, la famiglia, la scuola e anche nei vari contesti extrascolastici.
Che ruolo svolge, quindi, il Terapista Occupazionale?
Il terapista occupazionale lavora con i bambini, gli adolescenti e le loro famiglie, aiutandoli a costruire competenze che si sono “interrotte” a causa del trauma o della malattia, e consentendo così di fare le loro attività significative, con partecipazione personale. Le attività sono quelle quotidiane e possono quindi includere tutte quelle della crescita e dello sviluppo, ma anche l’alimentazione, il gioco, le abilità sociali, e l’istruzione. Il terapista occupazionale tratta anche i bisogni psicosociali dei bambini e dei giovani per fare in modo che diano significato alla loro vita quotidiana. In una parola, egli promuove la performance occupazionale, e si è rilevato, con gli studi, che il bambino che intraprende un percorso di Terapia Occupazionale già da molto piccolo, avrà maggiore possibilità di raggiungere, crescendo, un grado di autonomia alto.
Come lavora in concreto?
Il Terapista Occupazionale attua il proprio intervento riabilitativo anche modificando i fattori ambientali, fa consulenza su ortesi e ausili offrendo supporto, in una visione olistica, a scuola e/o in famiglia, promuovendo l’adattamento del bambino all’attività da svolgere per il superamento delle barriere attraverso le ADL (attività di vita quotidiana), le attività finalizzate di tipo psico-sociale. Inoltre agisce in équipe con altri specialisti (ad esempio il pediatra, l’ortopedico, il neurologo), può progettare e personalizzare l’uso di ausili per il movimento, può valutare l’accessibilità domiciliare e l’abbattimento delle barriere architettoniche, a fronte di specifiche disabilità del bambino. I Terapisti Occupazionali lavorano con un approccio centrato sulla persona e svolgono la loro pratica basata sulle evidenze scientifiche (evidence-based health care). Sono professionisti qualificati che trovano le soluzioni ai problemi quotidiani. La Terapia Occupazionale viene praticata in una vasta gamma di ambiti, compresi gli ospedali, i centri per la salute, il domicilio, i luoghi di lavoro, le scuole e le case di riposo.
Come si forma e si qualifica un terapista occupazionale? Questa professione è nuova in Italia?
La Terapia Occupazionale (T.O.) è una professione sanitaria della riabilitazione che promuove la salute e il benessere attraverso l’occupazione. Per occupazione si intende una qualsiasi attività, l’individuo svolga, che sia finalizzata e per lui significativa. La terapia occupazionale, utilizza le occupazioni come mezzo e scopo del trattamento riabilitativo di un paziente con disabilità fisiche o cognitive. Viene anche definita ergoterapia, cioè terapia mediante il lavoro. La sua nascita risale ai primi anni del ‘900, negli USA. Il primo ambito in cui esplose l’apprezzamento ed il bisogno di terapia occupazionale fu quello delle patologie mentali, in un periodo storico in cui ci si apriva a metodi di cura inclini alla partecipazione dei malati nel mondo reale, attraverso attività in cui dovevano impegnarsi e dalle quali spesso riuscivano a ricavare un qualche guadagno, se non addirittura un lavoro vero e proprio. Dopo la prima guerra mondiale, si creò un enorme bisogno di terapia occupazionale verso i molti reduci, che, per la grande richiesta, poteva essere fornita solo da personale preparato. Fu così che nacque l’AOTA nel 1917 con l’organizzazione di scuole specifiche per la formazione del terapista occupazionale, che diventò una vera e propria professione. Il Decreto del 17 gennaio 1997, n. 136, ne definisce il profilo professionale. Oggi la Terapia Occupazionale appartiene alla Classe di Laurea L/SNT2 “Professioni sanitarie della riabilitazione” con un corso di durata triennale. I laureati acquisiscono le basi per comprendere i fondamenti della fisiopatologia e della clinica applicati alle patologie fisiche e psichiche che si associano a disabilità e le basi metodologiche per poter collaborare al processo diagnostico e ai programmi terapeutici per prevenire o ostacolare le disabilità. Possono svolgere la loro attività professionale presso strutture assistenziali e sociosanitarie del Sistema Sanitario Nazionale e strutture sanitarie e riabilitative private. Il Corso di Laurea in Terapia Occupazionale è attivo in 8 Atenei italiani: 2 a Milano, 2 a Roma, 1 a Bologna, 1 a Padova, 1 a l’Aquila e 1 a Chieti.