Si può essere madri e professionisti affermate al tempo stesso? Il caso giapponese

workingmothers

Care mamme,

anche quest’anno mammaiutamamma.it si interroga con voi su come conciliare maternità e professione.

Obiettivo del network è promuovere nuovi modelli culturali che presentino un’inedita mamma, donna che vive l’orizzonte familiare e il percorso professionale secondo nuovi paradigmi.

L’articolo che ci ha incuriosito è stato pubblicato dalla BBC,  l’autore Rupert Wingfield-Hayes, inviato a Tokyo per l’emittente anglosassone, testimonia le scelte delle neomamme in Giappone.

Il 70% delle professioniste giapponesi abbandona il lavoro appena rimane in cinta e le donne, se mamme, impiegano il doppio del tempo degli uomini per ottenere una posizione altamente qualificata, solo il 5% dei direttivi delle grandi aziende è composto da donne, e solo 1% delle donne giapponesi è imprenditrice con salariati, secondo l’OECD, rapporto Closing the gender gap now.

Rette scolastiche proibitive, orari di lavoro estenuanti e un concetto di paternità poco collaborativa, solo il 2,6% dei padri passa 3 ore al giorno con i propri figli, rendono difficile per qualsiasi donna e genitore progettare e prendersi cura di una famiglia, facendo salire anche il numero dei bambini abbandonati.

Così uno dei paesi industrializzati più potente del mondo sacrifica la creatività, la professionalità della donna e un incremento del PIL sull’altare di una società conservatrice e diseguale. Una maggiore parità di diritti  e accesso al mercato del lavoro, sempre secondo il rapporto OECD, farebbe crescere il PIL del 20% in meno di 20 anni.

E allora vi chiediamo è possibile secondo voi conciliare vita professionale e maternità? Come dobbiamo ripensare la paternità e i congedi di genitorialità per garantire il pieno appagamento della persona umana e la crescita di un nucleo familiare equilibrato?

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di R. Bonani

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