Cyberbullismo, i dati in crescita. Intervista alla criminologa Roberta Bruzzone, autrice del libro: Nella tela del ragno, manuale di autodifesa digitale

Il network continua a porre la propria attenzione sui fenomeni di bullismo e cyberbullismo, al centro della cronaca quotidiana e in rapido aumento.  Lo fa intervistando Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, autrice, insieme a Emanuele Florindi, del libro: Nella tela del ragno, manuale di autodifesa digitale.

Buongiorno dottoressa,

grazie per questo suo contributo, il manuale rappresenta una vera e propria guida ai rischi della rete, con buone pratiche e indicazioni operative da adottare per navigare in sicurezza e difendersi in caso di aggressioni. Una chiara descrizione delle molteplici articolazioni dell’interazione nel web.  

Nella sua pubblicazione affronta differenti devianze della rete, dal cyberstalking al Revenge Porn, attraverso il Gaming indaga i caratteri misogeni della comunicazione online, Harassment, IAI. Volendo focalizzarsi sul cyberbullismo molte sono le definizioni attribuite al fenomeno. La legge 71 del 29 maggio 2017 lo definisce come una forma di abuso realizzata per via telematica, lei nel suo libro parla di continuum tra mondo fisico e liquido:

  • Possiamo ritenere i due fenomeni, bullismo e cyberbullismo indissolubili?
  • In caso affermativo, secondo lei quali sono le principali ragioni di questo binomio?

BRUZZONE: si, ritengo che ormai separare le due condizioni sia anacronistico, perché ormai tutto ciò che è bullismo è destinato ad essere utilizzato nel mondo online e nel mondo social, quindi a diventare cyberbullismo. Una distinzione oggi diventa difficile trovarla. L’aspetto centrale che ci aiuta a riconoscere quando si tratta di bullismo e cyberbullismo è il concetto di asimmetria, ci deve essere qualcuno che subisce in maniera sistematica molteplici modalità di violenze reiterate, da parte di uno o più soggetti che, in maniera organizzata, lo attaccano quotidianamente. Oggi questo tipo di modalità sono spesso di matrice persecutoria e possono assumere diverse forme. Purtroppo quello che i dati restituiscono, è che la problematica del bullismo e cyberbullismo vede sempre più spesso anche le ragazze protagoniste in maniera negativa, ossia come bulle e cyberbulle.

La legge sul cyber-bullismo è quindi indirizzata ai minori:

  • Ritiene che sia necessario estenderla agli adulti? Penso agli atti di cyber-bullismo diretti contro i professori e penso alla normativa sullo stalking.

BRUZZONE: io non credo che serva, onestamente io ho qualche perplessità sulla normativa introdotta, perché non la ritengo granché efficace. Abbiamo già, nel codice, tutta una serie di reati anche più gravi, come tipologia di capo d’imputazione rispetto al cyberbullismo, che potrebbero essere contestati anche ai minori. Non ha senso quindi estenderlo agli adulti perché ci sono già una serie di reati che ampiamente ricomprendono le condotte di questo genere: la diffamazione aggravata, gli atti persecutori, il revenge porn, non ipotizzerei l’allargamento di questa fattispecie di reato, che non mi sembra abbia rappresentato uno strumento a tutela delle vittime, anche se minori.

Secondo il rapporto ISTAT di giugno 2020, Bullismo e Cyberbullismo colpiscono spesso gli stessi ragazzi: tra quanti hanno riportato di aver subìto ripetutamente azioni offensive online, ben l’88% ha subìto altrettante vessazioni in contesti fisici. La diffusione in rete, come lei ben chiarisce, permette e garantisce la spettacolarizzazione del reato:

  • Ritiene che il gestore del sito internet o del social media debba avere maggiore responsabilità e autonomia nella tempestiva rimozione di contenuti violenti, anche prima della segnalazione di un soggetto abusato?

BRUZZONE: assolutamente si, io infatti proporrei se proprio dobbiamo cambiare la normativa, prevederei un profilo di responsabilità da parte del Provider. Le piattaforme social importanti come youtube, facebook, instagram sono quelle dove di fatto i contenuti vengono poi divulgati e dove si potenzia l’effetto dannoso di questo tipo di condotte nei confronti della vittima. Ritengo quindi che una normativa efficace dovrebbe prevedere anche un profilo di responsabilità da parte di questo tipo di piattaforme laddove non agiscano tempestivamente per cancellare questo tipo di contenuti.

 Secondo i dati presentati nel 2021 da Moige, Movimento Italiano Genitori onlus,  dopo la pandemia, il 17% dei ragazzi tra 6 e 10 anni è iscritto a Tik Tok e Instagram, il 64% tra 11 e 14 anni e il 70% tra i 15 e i 20 anni. Pervasività, persistenza, anonimato, mancanza di empatia e disimpegno morale, sono le caratteristiche principali del cyberbullismo. 

Come da lei descritto nel manuale il cyberbullismo investe maggiormente le ragazze, colpite da commenti a sfondo sessuale, il 12,4% contro il 6,7% dei maschi, mentre il 46% dei maschi ha raccontato di essere stato vittima di bullismo da parte dei compagni.

  • Possiamo quindi ritenere il cyberbullismo un ulteriore strumento pericolosissimo di diffusione e rafforzamento della violenza di genere?

BRUZZONE: sicuramente si, quello che viene definito cyberbullismo ha contenuti diffamatori, persecutori, a volte esplicitamente di molestie sessuali. Il contenitore cyberbullismo è un contenitore che in realtà già ricomprende una serie di condotte sanzionate dal nostro codice, anche nei confronti dei minori, quindi al momento questo valore aggiunto legato all’introduzione di questa particolare norma non lo vedo granché, anzi penso che sarebbe molto più efficace un’imputazione per esempio di atti persecutori piuttosto che per cyberbullismo.

  • Come è possibile disinnescare la mancanza di empatia e il disimpegno morale del: “se l’è cercata,  perché aveva la minigonna e non i jeans, perché ha condiviso inizialmente volontariamente materiali hard“….

BRUZZONE: E’ un problema molto complesso, per arrivare al punto da non avere empatia, non essere in grado di leggere la sofferenza che si crea, significa che dietro c’è un soggetto cresciuto senza sviluppare quel tipo di funzione, che è una funzione fondamentale dell’io e che è chiaramente un elemento che fa la differenza tra un essere umano che funziona ed un essere umano che diventa un predatore, quindi pericoloso. Nell’età adolescenziale se l’empatia non ce l’hai già è un po’ difficile fartela sorgere.

Nel suo manuale sono molti chiari gli identikit dell’aggressore e dei seguaci, gregari complici del bullo:

  • Quali sono le azioni più efficaci da mettere in campo per prevenire il disimpegno morale, l’effetto branco e la violenza?

BRUZZONE: il problema è enorme per contrastare questo fenomeno più che agire sui bulli è necessario agire sugli spettatori, i gregari, i bystanders, come si dice in gergo, quelli che anche, di fatto, con la loro indifferenza sostengono l’operato dei bulli e dei cyberbulli. E’ su di loro che dovremmo lavorare perché su di loro probabilmente ci sono maggiori margini rispetto ai bulli. Molti di questi soggetti non prende posizione, non protegge la vittima perché teme di diventare vittima a sua volta, quindi probabilmente il lavoro da fare molto importante soprattutto nelle famiglie italiane e a scuola, è quello di lavorare sui ragazzi, su quelli che non sono bulli, che non commettono atti di bullismo ma che assistono agli atti di bullismo commessi da altri senza prendere posizione.

Spesso i genitori non riescono a controllare l’accesso ai contenuti e la navigazione dei più piccoli e a responsabilizzare gli adolescenti. Secondo i dati Moige 2021: 6 ragazzi su 10 sono connessi senza controllo, e secondo i dati Telefono Azzurro, il 30% dei genitori italiani ammette di non avere adeguate competenze sulle tematiche online, in particolare su cyberbullismo, incitazione al suicidio, autolesionismo, hate speech e sextortion.  Secondo il 39% dei genitori la scuola dovrebbe essere il punto di riferimento per la formazione digitale, eppure, quasi la metà degli insegnanti (il 46%) non si considera adeguatamente preparato per colmare le lacune informative. 

Nel periodo del confinamento, è stato registrato un incremento del +26% delle richieste di aiutoLe motivazioni sono riferibili: 21,2% attività di cyberbullismo più frequente; 10,1% sexting; 6,5% violazione della privacy, ma anche paura e ansia (+8%), ideazione suicidaria (+29%), atti autolesivi (+27%), disturbi alimentari (+22%) e percezione dell’immagine corporea (+22%). 

Il periodo della pandemia ha determinato anche delle limitazioni all’azione del Garante della privacy, azioni in deroga alle condizioni di protezione della privacy, possiamo dire che il Covid ha determinato una modifica unilaterale delle condizioni della privacy:

  • Quali possono essere i rischi connessi all’indebolimento delle condizioni di protezione della privacy per ragioni istituzionali, governative?

BRUZZONE: Ha conseguenze deleterie, già siamo troppo generosi a condividere informazioni che ci riguardano, con l’abbattimento di certi tipi di barriere e protezioni, devo dire che questo mi preoccupa moltissimo non solo per quanto riguarda i più giovani ma anche per quanto riguarda il mondo degli adulti.

Arriviamo dunque alle azioni da adottare in caso di abuso, indicate nel Cyber Civil Rights Initiative: 

  • documentare il fatto con screenshot; 
  • denunciare alle Forze dell’Ordine; 
  • segnalare il contenuto illecito al gestore del servizio; 
  • bloccare il mittente; 
  • parlare con una persona di fiducia;
  • richiedere assistenza psicologica.

Alcune delle ragioni per cui i ragazzi non denunciano le pratiche subite vanno ricercate nella mancanza di fiducia negli adulti, inclusi gli insegnanti; la paura di ritorsioni e ripercussioni; il senso di colpa, vergogna, stato confusionale che spinge le vittime a sentirsi sbagliate, rendendo difficile capire a chi rivolgersi per chiedere aiuto. Sono quindi molto importanti alcune regole di autodifesa da lei indicate, per i ragazzi:

  • evitare di postare informazioni troppo personali;
  • modificare le impostazioni account; 
  • rimuovere le opzioni di collegamento;
  • verificare le immagini taggate; 
  • disattivare il GPS e WI-FI quando non siano necessari.

Le proposte del network per rafforzare le pratiche di prevenzione e contrasto del fenomeno sono:

  1. garantire un coordinamento multi-disciplinare;
  2. implementare la corretta ed univoca rilevazione dei dati, fondamentale per una piena comprensione del fenomeno e l’individuazione di efficaci strumenti di contrasto oggi ancora assenti; 
  3. inserire il tema della privacy e dell’identità digitale nel piano di offerta formativa, all’interno della materia di educazione civica nelle scuole; 
  4. formare costantemente i genitori e i docenti sul tema;
  5. aumentare l’impegno di spesa sanitaria destinato alla salute mentale, oggi pari solo al 3,5%;
  6. Potenziare gli interventi destinati ai giovani per influenzare il contesto dei pari, favorendo un cambiamento positivo nel Gruppo, tale da ridurre il rinforzo sociale che il bullo si aspetta di ricevere, abbassandone quindi la motivazione a mettere in atto i comportamenti di prevaricazione e favorire la comparsa di comportamenti empatici;
  7. Inserire la responsabilità del provider nella legge contro il cyber-bullismo.

Nella comunità virtuale siamo chiamati ad uno sforzo collettivo per educare i membri, cittadini digitali moralmente responsabili, a mettere al centro della propria azione l’altro. 

Vogliamo ricordare alcune delle vittime di questo fenomeno:

  • 2012 Amanda Todd, Canada
  • 2012 Andrea Spezzacatena, Italia
  • 2013 Carolina Picchio, Italia
  • 2018 Amy Everett, Australia
  • 2021 Antonella Sicomero, Italia

Nella profonda convinzione che dalle azioni del singolo dipenda il destino di tutti.

di R. Bonani

Sono aperte le iscrizioni online per l’A.A. 2023-2024, fino al 30 gennaio.

Dal 9 fino al 30 gennaio 2023 è possibile compilare l’iscrizione online sul sito del MIUR.

Care mamme, cari genitori,

dal 9 fino al 30 gennaio 2023 sono aperte le iscrizioni per l’Anno Scolastico 2023/2024. 

La procedura deve essere effettuata online, sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito, qui.

In caso di prima iscrizione, è necessario abilitarsi al sito accedendo con l’identità digitale: SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CIE (Carta di identità elettronica), eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature). 

Una volta effettuata l’abilitazione è possibile procedere con l’inserimento dell’iscrizione cliccando sul tab:

e seguendo quindi il percorso guidato. 

Tra le informazioni richieste c’è il codice meccanografico dell’Istituto scelto, che equivale ad un codice alfanumerico di identificazione della scuola. Può essere rintracciato sul sito Scuola in Chiaro.

Potete scaricare qui la guida operativa per la compilazione della domanda. 

Per orientarsi nella scelta del percorso di studi, è possibile anche consultare la Lettera del Ministro e dati statistici di orientamento sui percorsi di studio e le professioni più richieste.

Il servizio è molto semplice e intuitivo, i dati forniti verranno utilizzati anche per l’attivazione del Registro Elettronico, strumento di comunicazione tra Istituto e genitori e per l’invio delle comunicazioni ufficiali della Scuola.

Stay Tuned!

“Quando le parole fanno più male delle botte”, Carolina Picchio, un ricordo.

Nasce il percorso digital audio del network MaMnet, storie di cronaca, interviste e testimonianze sul cyber-bullismo, contenuti di formazione digitale ed educational entertainment, guida all’uso consapevole della rete. 

ASCOLTA IL PODCAST

Cari genitori, cari lettori, 

prosegue l’impegno del network per un’educazione digitale trasversale, destinata a genitori, figli, educatori e utenti più in generale. 

Sono trascorsi 10 anni dalla tragica conclusione della vita di Carolina Picchio. Vogliamo ricordarla ringraziando il padre, Paolo Picchio e l’Avvocato Anna Livia Pennetta, per il loro impegno, che ha portato alla nascita della prima legge europea contro il cyber-bullismo, ringraziamo gli operatori della Fondazione Carolina per l’attenzione sul tema dell’educazione digitale.

Nasce il percorso digital audio del network MaMnet, storie di cronaca, interviste e testimonianze sul cyber-bullismo, contenuti di formazione digitale ed educational entertainment, guida all’uso consapevole della rete. 

Ringraziamo la Fondazione Carolina che ha autorizzato la realizzazione del podcast original MaMnet di Rachele Bonani , “Quando le parole fanno più male delle botte”.

Carolina è la prima vittima di cyber-bullismo nel nostro paese. Grazie all’impegno del padre, Paolo Picchio e dell’Avvocato Anna Livia Pennetta, la legge numero 71, del 29 maggio 2017, è la prima legge italiana ed europea sul fenomeno ed è dedicata a Carolina. 

La prima intervista del network è all’Avvocato Pennetta, che ha creato, insieme a Paolo Picchio, la Fondazione Carolina

Oggi l’organizzazione è impegnata a garantire un intervento continuativo di educazione, sensibilizzazione e formazione della società civile, perché la sicurezza online sia principio e valore condiviso. 

Di portata storica l’iniziativa Genitori in blue Jeanstour educativo ideato da Fondazione Carolina, con il coinvolgimento del big dei social, TikTok. L’iniziativa ha l’obiettivo di supportare educatori e famiglie per accompagnare adeguatamente gli adolescenti nel loro percorso online e garantire un uso consapevole e sicuro della e nella rete. 

NoPainNoGain è il bando lanciato dalla Fondazione per sostenere progetti scolastici di prevenzione della violenza e della discriminazione di genere, online. Una prevenzione partecipata, costruita dagli stessi studenti attorno ad un principio di sicurezza condivisa. Prima all’interno del gruppo classe, poi con le istituzioni e le associazioni locali, quindi per restituire a tutto il territorio quanto sviluppato dai ragazzi. 

Connessioni Delicate è il primo progetto nazionale di salute digitale a tutela dei minori. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra le Associazioni italiane di pediatria, la Fondazione e Meta. Il percorso conferma la scarsa consapevolezza da parte delle famiglie sulle conseguenze di un uso improprio degli strumenti digitali da parte di neonati, bambini e ragazzi fino a 15 anni ed è volto a migliorarla. 

Ringraziamo quindi per l’impegno tutti gli operatori della Fondazione. Il network continuerà a segnalare tutte le iniziative dell’organizzazione,
stay tuned! 

Scuola, proroga al 4 febbraio della scadenza delle iscrizioni.

Scuola: è stato prorogato al 4 febbraio 2022 il termine per presentare le iscrizioni online tramite il sito del MIUR per l’anno scolastico 2022-2023

Scade alle ore 20 del 4 febbraio il nuovo termine per le iscrizioni scolastiche a.a. 2022/2023, di ogni ordine e grado.

Le iscrizioni devono essere effettuate online sul sito del MIUR.

Per accedere è necessario possedere una delle seguenti identità digitali:

  • SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale)
  • CIE (Carta di identità elettronica)
  • eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature).

E’ necessario dotarsi anche del codice meccanografico della scuola, codice alfanumerico che identifica l’istituto scolastico. Si trova nella homepage dei siti web delle scuole o è ricavabile dal sito SCUOLA IN CHIARO.

Le iscrizioni on line sono obbligatorie per le scuole statali e facoltative per le scuole paritarie; riguardano anche i corsi di istruzione e formazione dei Centri di formazione professionale regionali delle regioni che hanno aderito alla procedura: Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto.

La nota istituzionale diffusa alle scuole dal MIUR, venerdì 28 gennaio, comunica che la proroga è determinata dal “protrarsi dell’emergenza epidemiologica” e delle connesse difficoltà che possono aver avuto le famiglie nell’effettuare le iscrizioni. Le istituzioni scolastiche, viene specificato, dovranno comunque supportare i genitori, privi di strumentazione informatica, o impossibilitati ad acquisire un’identità digitale.

Affrettatevi sono gli ultimi giorni!

CLICCA QUI PER ISCRIVERTI

Le guide utili della Asl Roma I per i genitori ai tempi del Covid.

Questa settimana il network segnala, per la sezione informamma, le importanti iniziative della ASL di Roma, rivolte ai genitori. L’impegno del network è mirato alla diffusione e condivisione di iniziative, informazioni e politiche a sostegno della famiglia, per favorire equilibrati ambienti di vita e apprendimento.

Questa settimana il network segnala, per la sezione INFORMAMMA, le importanti iniziative della ASL di Roma rivolte alle famiglie. Sono le guide di supporto ai genitori nella gestione dell’emergenza sanitaria. Nell’attesa di ricevere chiare indicazioni operative, a livello nazionale e locale, sulla riapertura delle scuole di ogni ordine e grado, la comunità si organizza.

E così, per i bambini dell’ultimo anno della scuola d’infanzia, l’Azienda Sanitaria Locale di Roma 1, grazie al team del TSRMEE (Tutela Salute Mentale e Riabilitazione dell’ Età Evolutiva), ha preparato e pubblicato sulle piattaforme web della ASL, un importante opuscolo con proposte di attività da svolgere insieme ai piccoli. Clicca qui per scaricare l’opuscolo.

Questa guida pratica è a cura della logopedista Graziella Fancello e della terapista di neuropsicomotricità dell’età evolutiva, Valentina Grassi, che suggeriscono semplici esercizi-gioco per stimolare e osservare lo sviluppo delle abilità dei propri figli, fornendo ai genitori le necessarie indicazioni.

L’obiettivo è quello di supportare i genitori nelle attività di gioco con le competenze metafonologiche (abilità di manipolazione dei suoni che formano le parole), con l’attenzione visiva (capacità di esplorare il materiale visivo e focalizzarsi su una richiesta) e con le attività di pregrafismo e di coordinazione visuo-motoria.

Insieme alle attività per i più piccoli, altro importante strumento di supporto per i genitori, fornito dalla ASL Roma 1, è la guida sulla gestione dei figli con disordini FASD, sia bambini che adolescenti, redatte dal CRARL (Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio). Il #lockdown è una fase delicata per tutti, queste indicazioni sono finalizzate a consentire ai genitori di affrontare nel modo migliore la situazione prima e dopo la pandemia. Clicca qui per scaricare l’opuscolo.

L’impegno del network è mirato alla diffusione e condivisione di iniziative, informazioni e politiche a sostegno della famiglia, per favorire equilibrati ambienti di vita e apprendimento.

Stay tuned @mammaiutamamma!

Cyberbullismo, verso una nuova educazione 4.0

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Care mamme, cari genitori

il network è da tempo coinvolto nella sensibilizzazione contro i fenomeni di Cyberbullismo. Oltre 2 milioni di adolescenti, oggi, sono costantemente connessi su Whatsapp, Facebook, Instagram, Snapchat e altri social network, non consapevoli della fragilità e dei rischi dell’identità digitale. La realtà virtuale appartiene alla generazione tecnologica, ma è pervasiva e anonima.

A partire dal 3 giugno 2017 è entrata in vigore la legge n. 71 contentente, le disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyber bullismo.

Il provvedimento definisce il cyberbullismo come qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.

o di realtà, mentre il secondo in un piano digitale – possiamo affermare che entrambi invadano la vita reale dei bambini e degli adolescenti, anche quando i soprusi sono perpetrati attraverso cellulare o computer.

Ciò che preoccupa è il silenzio che accompagna e sostiene queste prevaricazioni.

Si stima infatti che solo 1 minore su 10 informi un adulto dell’essere stato vittima di bullismo offline o online. In Italia il dato sembra essere ancora più elevato: sempre secondo la ricerca di Telefono Azzurro e DoxaKids quasi il 23% dei bambini e degli adolescenti vittima di bullismo non ne ha parlato con nessuno.

Il dato che emerge dall’indagine mostra che 1 vittima su 6 non avvisa nessuno di quanto sta accadendo (15%) e questa percentuale sale a quasi 1 ragazzo su 5 (19%) tra i 14 e i 15 anni. Le vittime di cyberbullismo molto spesso non si confidano, in particolare per paura e vergogna o perché credono che nessuno possa aiutarli. Quando lo fanno si rivolgono prevalentemente ai genitori: nel 61% dei casi alla mamma e nel 47% al papà. 1 su 4 si rivolge agli amici. Chiede aiuto all’insegnante solo il 4% degli intervistati. Alla mamma si rivolgono di più le femmine (72% vs 49%), mentre i maschi tendono a chiedere più aiuto agli amici (30% vs 21%) che crescendo hanno un ruolo sempre più importante: se alle scuole medie si rivolge agli amici il 19,4% dei ragazzi, nei primi due anni delle superiori la percentuale sale al 20,6% e al 29,3% negli ultimi tre anni delle superiori. Ad un’analisi più approfondita è possibile evidenziare un’inversione di tendenza all’aumentare dell’età: se la richiesta di aiuto ai genitori è più frequente nella preadolescenza (11-12 anni), gli adolescenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori chiedono aiuto molto più spesso agli amici e ai fratelli: la percentuale sale infatti dal 30% degli studenti delle scuole medie al 40% di quelli frequentanti gli ultimi anni delle superiori.

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E’ importante quindi insegnare ai ragazzi a riconoscere e denunciare fenomeni che emarginano i loro coetanei, responsabilizzare il corpo docente, sensibilizzare i gruppi sociali di adulti e adolescenti e assistere le famiglie.

La prossima settimana intervisteremo una mamma del network che testimonierà la sua esperienza personale,

Stay tuned!

La Notte Bianca delle Donne vi aspetta il 30 settembre a Roma

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Care mamme, cari genitori,

Si tiene a Roma presso la Casa Internazionale delle Donne, la Notte Bianca delle Donne, sabato 30 settembre 2017 dalle 17 alle 3 del mattino: concerti, letture, proiezioni, performances, spettacoli teatrali, laboratori adulti e bambini, offerti dalla casa per la città.

E’ un evento gratuito aperto a tutte/tutti da 0 a 99 anni.

La Casa Internazionale delle Donne, ha sede nel complesso monumentale chiamato “Buon Pastore” (fin dal ‘600 adibito a reclusorio femminile), destinato nel 1983 al welfare femminile. A partire dal 1992 è stata riconosciuto organismo preposto a valorizzare la politica delle donne, offrire servizi e consulenze.

La Notte Bianca delle donne offre circa 40 eventi nelle sale interne e negli spazi esterni della Casa, è un laboratorio di partecipazione delle associazioni della casa, una tappa del percorso di apertura alla città, un momento di incontro e condivisione.

La fascia pomeridiana dalle 17,00 alle 20,00 vede alternarsi: laboratori per bambini, panel e seminari, documentari, reading di poesie, lezioni di danza , musica corale e installazioni multimediali.

La fascia serale dalle 20,30 a 00,30 prevede concerti, proiezione cinematografica, letture per bambini, mostre fotografiche, fino alla fascia notturna, chiusura prevista alle ore 03:00 con dj set, concerti e colazione in giardino.

La notte bianca è un’occasione per conoscere la storia della Casa Internazionale delle Donne, da anni impegnata nella lotta per la parità di genere, un laboratorio dove si coniugano l’incontro, le relazioni internazionali, la promozione dei diritti, della cultura, delle politiche, dei “saperi” e delle esperienze prodotte dalle donne e per le donne, che viene frequentata da oltre 30.000 donne l’anno.

Ma la notte bianca è anche occasione per conoscere la città e i suoi servizi, come il Risto-Bistrò L’Una e L’Altra che utilizza solo prodotti biologici e selezionati anche per Vega e Vegetariani.

Rilassarsi, leggere sulle amache, passeggiare, fare domande, cercare risposte, immaginare, conoscere, stare insieme.

Per info: 

segreteria@casainternazionaledelledonne.org

06 68401720

Iscrizioni scolastiche 2017/2018: ultima settimana di apertura

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Care mamme, cari genitori,

affrettatevi, vi ricordiamo che questa è l’ultima settimana per effettuare l’iscrizione alle scuole d’infanzia, primarie e secondarie per l’anno 2017/2018.

Le iscrizioni secondo la Circolare Ministeriale n. 10 del 15/11/2016, sono aperte dalle ore 8:00 del 16 gennaio 2017 alle ore 20:00 del 6 febbraio 2017.

La procedura di iscrizione si effettua solo online per tutte le classi iniziali della scuola primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado statali. Occorre registrarsi al sito del Ministero dell’Istruzione, Iscrizioni online.

Le iscrizioni alle sezioni di scuola dell’infanzia, sono escluse dal sistema “Iscrizioni on line”, e sono effettuate con domanda da presentare all’istituzione scolastica prescelta, dal 16 gennaio 2017 al 6 febbraio 2017.

Per le iscrizioni online, dopo aver ricevuto le credenziali dell’utenza, al proprio indirizzo email, si accede al servizio e si può procedere alla compilazione della domanda.

Per iscrivere i propri figli è necessario possedere il codice meccanografico della scuola scelta, per trovarlo, qualora non ve lo fornisse direttamente la scuola, e non foste in grado di rintracciarlo sul sito dell’istituto, è possibile effettuare la ricerca sul sito Scuola in Chiaro.

Basta inserire il nome dell’istituto prescelto per effettuare una ricerca rapida, potete quindi verificare tra i risultati attraverso la mappa e effettuare confronti selezionando due differenti istituti.

Una volta terminata la compilazione è possibile visualizzare la domanda per controllare le informazioni inserite, prima di inoltrarla. L’operazione di inoltro è irreversibile, una volta effettuato, la domanda non può più essere modificata. E’ possibile invece dopo l’invio all’Istituto consultare lo stato della domanda nel proprio account.

Con lo stesso account potete iscrivere tutti i vostri figli, a conclusione dell’iscrizione del primo figlio basta selezionare il bottone “Presenta una nuova domanda di iscrizione” per procedere con il secondo.

Il servizio on line permette di presentare una sola domanda per ciascun alunno consentendo, però, ai genitori, di indicare anche una seconda o terza scuola/Centro di formazione professionale cui indirizzare la richiesta, nel caso in cui l’istituzione di prima scelta non avesse disponibilità di posti per l’anno scolastico 2017/2018.

Per le informazioni sulle iscrizioni all’asilo nido e alle scuole primarie e secondarie di Roma è possibile consultare anche il sito di Roma capitale, sezione Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici, Politiche della Famiglia e dell’Infanzia.

Stay Tuned!

Scrivete a rachele@mammaiutamamma.it

Punire non serve a nulla, intervista al pedagogista Daniele Novara.

punireCare mamme, cari genitori,

Mammaiutamamma ha intervistato Daniele Novara, pedagogista, autore del libro, Punire non serve a nulla. L’articolo e l’intervista sono a cura della mamma del network Costanza Amoruso,  musicoterpista e laureanda in scienze dell’educazione.

“Essere genitori ai giorni nostri non è cosa facile: abbiamo evidentemente e finalmente, direi, abbandonato i paradigmi educativi autoritari del passato, superato il vecchio sistema normativo, partecipiamo ad una modificazione continua della struttura familiare.

Mai come oggi i genitori sono orientati a fare di tutto per far crescere bene i propri figli, per farli stare al centro delle loro attenzioni, per questo è forte il fermento innovativo verso nuove forme di educazione e nuovi disegni relazionali con i propri figli; ma grande è anche la confusione e forte la possibilità di cadere in errori dovuti al vacillare tra tendenze educative innovatrici e vecchi modelli che ancora ci appartengono.

I genitori, avendo ormai nettamente rifiutato i principi autoritari e violenti di prassi educative passate, si trovano in un impasse e sperimentano cercando consigli, improvvisando nuove tecniche educative.

Anche la scuola italiana descrive esattamente questa fase di passaggio: passiamo da scuole prive di spazi esterni se non angusti cortili in cemento, alla moda delle scuole nel bosco, da maestre vecchio stampo diplomate decine di anni fa alle scuole magistrali che elargiscono punizioni, valutano numericamente ogni apprendimento dei bambini, escogitano tecniche più o meno coercitive e punitive per far tacere i bambini , impiegano tutte le loro energie per mortificare quei corpi in continuo movimento, a maestre magari laureate, che concepiscono il corpo dei bambini come risorsa e mezzo di apprendimento cognitivo, sociale ed emozionale, che lavorano usando tecniche creative, che propongono lavori di gruppo, che educano all’ascolto reciproco e all’empatia.

I genitori si immolano per i figli, adattano a loro i tempi della vita quotidiana, abbandonano i loro interessi per seguire quelli dei figli, costruiscono una vita bambino centrica: ma questo ha spesso effetti paradossali, disastrosi per la vita sia dei genitori che dei figli. Bambini tiranni che non tollerano la minima frustrazione da una parte e genitori vessati dai figli dall’altra.

Daniele Novara, uno dei più autorevoli pedagogisti italiani, fondatore del CPPP Centro PsicoPedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti e responsabile scientifico della della Scuola Genitori, nei suoi tre bestseller, Urlare non serve a nulla, Litigare fa bene e Punire non serve a nulla, sembra proprio avere l’intento di accompagnare i genitori in questo periodo di disorientamento e confusione e di fargli recuperare il significato del loro compito educativo.

Novara spiega che le urla, le punizioni, i castighi non sono pratiche utili, anzi, sono controproducenti e ci spiega come è possibile farne a meno. Costruendo delle relazioni profonde e forti con i nostri figli, basate sull’ascolto e sulla condivisione, è possibile creare un ambiente familiare dove non ci sentiamo costretti a ricorrere alle punizioni.

Forse ci verrebbe da dire: “é facile da dire … ma quando proprio non ti ascoltano, devi ripetere mille volte le cose … ti rispondono male … io urlo e lo metto in punizione!” Ma se ci fate caso i bambini più puniti sono i bambini più “monelli”… e allora dobbiamo capire se nasce prima l’uovo o la gallina …

Io non penso che la risposta sia banalmente quella che i più monelli sono i più puniti perché hanno più motivi per esserlo. Io penso che dobbiamo provare ad uscire dal binomio figlio monello-punizione ed inserire nel discorso il tema della relazione educativa ed affettiva tra il bambino ed il genitore e cominciare a chiederci:

Lui, il figlio monello, non ci ascolta … ma noi lo ascoltiamo? Lui si sente ascoltato da noi?”

Lui, il figlio monello, non rispetta le regole … ma sono regole adatte alla sua età? Sono regole che abbiamo condiviso con lui?”

Lui, il figlio monello, ci risponde male … semplicemente … perché? Forse ci sta punendo di qualcosa che secondo lui abbiamo sbagliato?”

Lui, il figlio monello, conduce una vita adatta alla sua età ed alle sue esigenze fisiologiche ed affettive?”

Vale per tutti, ma probabilmente ancora di più per i bambini: il comportamento è comunicazione. La comunicazione va letta, va interpretata e gli va data una risposta che sia il più possibile congrua con la richiesta.

Daniele Novara spiega passo dopo passo come creare un ambiente familiare in cui punire non sia più necessario, partendo da alcuni semplici punti di base: costruire il corretto gioco di squadra fra genitori; adattare richieste e indicazioni all’età dei figli, dall’infanzia all’adolescenza; dare un sistema di regole chiaro e trasparente; stabilire la giusta distanza relazionale. Perché con una buona organizzazione, educare senza punizioni si può, facendosi ascoltare davvero dai figli e costruendo con loro un rapporto forte e profondo.

Ecco allora come risponde alle nostre domande:

Il suo libro Punire non serve a nulla è il terzo manuale di un percorso iniziato con Urlare non serve a nulla e Litigare fa bene. Da tecnico invita genitori ed educatori a organizzarsi bene e agire strategicamente a seconda dell’età evolutiva dei bambini/ragazzi evitando il coinvolgimento emotivo e allora le chiediamo:

Quale sono le migliori strategie per non cadere nella trappola emotiva e maturare il distacco che spesso manca ad un genitore? La strategia migliore è quella del gioco di squadra, su cui indubbiamente siamo ancora molto carenti. A volte i genitori tra di loro enfatizzano l’elemento emotivo, un genitore aggredisce il figlio trasformandolo in un colpevole e l’altro genitore accentua ulteriormente questo tipo di dinamica psico-emotiva piuttosto tragica per un figliolo, quindi a volte il gioco di squadra c’è ma purtroppo nella logica sbagliata, ossia quella dell’enfasi emotiva: “sei cattivo, anche il papà te lo dice…vero papà? … Si, è cattivo!”… in questo modo non si va da nessuna parte. Il gioco di squadra deve essere viceversa in funzione di mettere dei paletti dal punto di vista dell’organizzazione educativa perche è ciò che manca alla cultura italiana; di emozioni ne possiamo esportare fino in Australia ma l’ organizzazione è proprio una nostra carenza anche un po’ antropologica. I figli fanno le spese della nostra mancanza di organizzazione e in questo momento la fragilità emotiva dei genitori italiani lascia delle tracce estremamente critiche. Ogni giorno i giornali ci rimandano qualcosa di particolarmente problematico, oggi per esempio tutti i giornali riportano il fatto che fino a 35 anni 2 figli su 3 sono ancora in casa, anche se lavorano; I sociologi “allineati” ci raccontano che il problema è delle case che sono poche e che costano molto ma è una stupidaggine, perché gli italiani hanno tantissime case, abbiamo l’indice maggiore di tutto il mondo di rapporto tra abitazioni e popolazione invece il problema è educativo. Continuando a trascurare l’educazione dei figli, delle scuole e degli insegnanti stiamo creando un vuoto che poi riempirlo sarà sempre più difficile. I genitori sono soli nella loro fragilità, la società non se ne occupa, abbiamo 12 milioni di genitori in difficoltà.

Che differenza c’è tra una regola e una punizione?
Parlare di differenza tra regola e punizione è come parlare della differenza tra l’acqua e il fuoco. Una differenza proprio ontologica, direbbero i filosofi. Allo stesso tempo capisco la sua domanda in quanto la confusione è totale. Qualche giorno fa una mia amica giornalista mi ha detto: ” Daniele, ho letto il tuo libro però ogni tanto noi gli togliamo il giochino elettronico, le ho detto “ascolta, se gli togli il giochino elettronico non è che stiamo parlando di una punizione, stiamo parlando di una regola” . Facciamo attenzione, se chiediamo ad un adolescente di sistemarsi non tutta la sua stanza ma almeno il suo letto non stiamo parlando di una punizione; se chiediamo ad un bambino di 10 anni di aiutare la mamma e fare qualche lavoretto in cucina, mettere ordine o andare a fare la spesa non stiamo parlando di una punizione, stiamo parlando di procedure che appartengono alla legittima autonomia dei bambini e dei ragazzi. Appare piuttosto originale che dopo essere stati eccessivamente concessivi e consumistici, improvvisamente ci ricordiamo che abbiamo sbagliato e allora proponiamo una regola giusta come punizione, questo è veramente il modo errato, è come dire ad un adolescente: “ecco, per punizione vai a fare un campo di lavoro estivo!” capisce che è un errore perché il campo di lavoro estivo è un valore, ha un valore in se , non può essere una punizione.


Qual è il progetto di Scuola Genitori e del suo Centro rispetto al progetto educativo, d’istruzione nazionale?
La scuola genitori sopperisce a quello che dovrebbe essere una linea di lavoro istituzionale, ossia, come dico sempre nelle mie conferenze, bisognerebbe che quando una mamma esce dal reparto di ostetricia, con il suo pargolo appena nato, le venisse dato, a lei e alla famiglia, non semplicemente una serie di prodotti di marketing ma anche un libretto delle istruzioni dal punto di vista educativo. L’educazione è la cosa più importante: per esempio sapere come e quando gestire il processo di autonomia sfinterica (togliere il pannolino), è importantissimo, se un genitore sbaglia e toglie il pannolino di giorno e non di notte , il pannolino può restare fino a 7-8 anni. Se un genitore toglie il pisolino a 3 anni solo perché la moda è questa, poi si trova in prima elementare un bambino che ha dormito pochissimo nei due anni precedenti, che è fuori uso, non riesce a reggere la scuola o viceversa la regge perché tanto la scuola chiede sempre pochissimo ma è sempre in crisi, sempre distratto, in difficoltà sui processi di apprendimento. Se un bambino di 2 anni trascorre 2 ore al giorno davanti ai video schermi non possiamo pretendere che poi impari a parlare correttamente perché le ricerche sono implacabili, tutto questa invadenza tecnologico digitale sta creando ritardo nel linguaggio, così come sta creando ritardi nel sistema dell’apprendimento del leggere e scrivere l’utilizzo precoce della tastiera. La scuola genitori fa questo, a fronte di una situazione di totale trascuratezza del bisogno dei genitori di avere informazioni, non consigli, noi non diamo consigli, ce ne guardiamo bene, non abbiamo nessuna pretesa di dare consigli, ma di dare quelle informazioni che salvano la vita dei nostri figli.”

Ringraziamo il professor Novara per il suo impegno e la sua disponibilità e Costanza Amoruso per il suo contributo alle riflessioni del network,

Stay Tuned!

Mio figlio scrive male: è un problema? Le disgrafie nei bambini e negli adolescenti

 

SerenaDomande di una mamma a Serena Baldassarre, educatrice della scrittura, counsellor relazionale, grafologa.

La mamma e il papà di un bambino che frequenta la scuola primaria, specialmente dal terzo anno in poi, ricevono dall’insegnante giudizi poco buoni sul suo rendimento scolastico. In particolare lamentano che scrive male, in modo illeggibile, lentamente, e non riesce a tenere il ritmo del dettato. In effetti, i quaderni del bambino sono molto disordinati; la scrittura non segue le righe, le lettere sono molto irregolari nelle proporzioni e nelle forme. Quando si tratta di fare i compiti a casa, per lui è come il fumo agli occhi mettersi a scrivere un riassunto o anche un problema, con le cifre che non stanno bene in colonna, nelle operazioni. Il tutto è una tortura! E ciò accade dopo che nei primi due anni di scuola, il bambino ha ricevuto l’insegnamento di base della scrittura.

Scrittura di un bambino di 8 anni

Scrittura bambino 8 anni
Scrittura bambino 8 anni

 

Il percorso scolastico e le capacità del bambino non sono allineati: è una questione di didattica o di apprendimento? Come regolarsi?

Da quanto ho visto nella mia esperienza, aggiungo che spesso una cattiva scrittura porta con sé altre difficoltà a catena, per il bambino: disaffezione allo studio, alla scuola, all’insegnante; concentrazione e motivazione che scadono rapidamente; sicurezza di sé in pericolo. Di conseguenza, peggiorano le relazioni tra il bambino e il suo ambiente (genitori, insegnanti, compagni). Tutto questo insieme crea una vera situazione problematica e si rischia di perdere la bussola. Che cosa sta succedendo?

I genitori si imbattono spesso in queste domande e non sanno valutare se una cattiva scrittura che si afferma è un problema che richiede attenzione, oppure che si risolverà da solo, con il passare del tempo e la crescita del bambino. Spesso non sanno a chi rivolgersi per capire: a volte l’insegnante rileva solo il problema ma, anche lui, non ne ha una conoscenza sufficiente ad orientare i genitori. Sorge il dubbio che debba intervenire il medico, il neuropsichiatra infantile, precisamente. E così ci si dibatte tra il non saper che fare e aspettare, e il fare troppo, sottoponendo in questo caso il figlio a impegnativi ed estenuanti esami di valutazione neurologica, forse inutili. Nei casi descritti sopra, il primo passo da fare è domandarsi se vostro figlio sia disgrafico.

Che cos’è la disgrafia? Si manifesta con una scrittura troppo difficoltosa, lenta e maldestra rispetto all’età del bambino. Fa parte del gruppo dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) che si manifestano nell’età evolutiva e riguardano circa il 17% della popolazione italiana in età scolare. Riguarda quindi sia i bambini, sia i pre-adolescenti e gli adolescenti. Nella mia esperienza, tratto anche ragazzi che frequentano la scuola media, sia inferiore che superiore.

Scrittura di un ragazzo 12enne

Scrittura ragazzo 12 anni
Scrittura ragazzo 12 anni

 

I DSA comprendono disturbi diversi che possono comparire isolati o combinati (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia). Sono stati regolati dalla legge 8 ottobre 2010 n. 170 (nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico). Sono definiti ‘specifici’ perché riguardano solo un ambito di capacità strumentali in presenza di facoltà intellettive e sensoriali normali. Possono essere risolti con buoni esiti mediante un intervento di riabilitazione, eseguito da professionisti.

Chi può rilevare una disgrafia? In genere, sono gli insegnanti a segnalare il problema. Se sono informati sui DSA e sulle professionalità competenti, possono indicare ai genitori di rivolgersi ad un rieducatore della scrittura.

Chi è il rieducatore della scrittura? È un professionista formato per rilevare e trattare la disgrafia con un intervento di recupero delle capacità di scrittura e anche del gusto di scrivere. La scrittura riveste una funzione strumentale di comunicazione ma anche una, psicologica, di espressione di sé. In base alla sua osservazione del bambino, anche mentre scrive, e dei suoi quaderni, il rieducatore può rilevare se ci sia disgrafia e di che entità (lieve, grave). Di seguito può proporre ai genitori un percorso di rieducazione in cui poter ristabilire, insieme al bambino, un gesto grafico corretto e corrispondente alla sua situazione psico-fisica.

La diagnosi medica è sempre consigliata? Nei casi gravi o complessi, lo stesso rieducatore consiglia i genitori di far eseguire una diagnosi di competenza sanitaria. Questa serve proprio ad escludere patologie e disturbi che possono accompagnare la ‘cattiva scrittura’, come ad esempio la dislessia, un disturbo della visione ecc. Diverse strutture pubbliche si sono attrezzate per questo compito, anche se i tempi di attesa possono essere lunghi. La diagnosi è comunque consigliata nei casi complessi per poter valutare con quale tipo di intervento ‘attaccare’ il problema: logopedia, optometria, psicomotricità, ecc., prima di una rieducazione della scrittura.

Che cos’è la rieducazione della scrittura? È un metodo di recupero e stabilizzazione del gesto grafico che fa riavvicinare il bambino ad una scrittura sua, ‘sostenibile’ e personale, che gli ridà la soddisfazione perduta o mai raggiunta. Si attua mediante attività e tecniche diverse (di movimento, di espressione, di disegno o pittura, di scrittura), ideate con creatività e metodo dal rieducatore, seguendo un percorso di ricostruzione progressiva sia della capacità tecnica che della sicurezza di sé. L’ingrediente principale di questa relazione d’aiuto è la fiducia che il bambino ripone nel rieducatore. Conquistarsi questa fiducia è il primo obiettivo del buon rieducatore.

Aspettiamo i vostri commenti. Se i temi di questa intervista vi suscitano curiosità, possiamo aprire una rubrica per continuare il dialogo con successivi argomenti e interventi. Siete quindi invitati a segnalarci le vostre esperienze, difficoltà e richieste di approfondimento. Noi abbiamo in mente alcuni temi della crescita dei nostri figli (il linguaggio, la psicomotricità, le disabilità in famiglia) ma aspettiamo anche le vostre proposte.

Se volete rivolgere qualche domanda all’esperta di disgrafie, potete scrivere al nostro sito specificando se la risposta può essere pubblica oppure preferite ottenerla in privato. In tal caso, indicate la vostra mail.”

Stay Tuned!
info@mammaiutamamma.it

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