Cyberbullismo, i dati in crescita. Intervista alla criminologa Roberta Bruzzone, autrice del libro: Nella tela del ragno, manuale di autodifesa digitale

Il network continua a porre la propria attenzione sui fenomeni di bullismo e cyberbullismo, al centro della cronaca quotidiana e in rapido aumento.  Lo fa intervistando Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, autrice, insieme a Emanuele Florindi, del libro: Nella tela del ragno, manuale di autodifesa digitale.

Buongiorno dottoressa,

grazie per questo suo contributo, il manuale rappresenta una vera e propria guida ai rischi della rete, con buone pratiche e indicazioni operative da adottare per navigare in sicurezza e difendersi in caso di aggressioni. Una chiara descrizione delle molteplici articolazioni dell’interazione nel web.  

Nella sua pubblicazione affronta differenti devianze della rete, dal cyberstalking al Revenge Porn, attraverso il Gaming indaga i caratteri misogeni della comunicazione online, Harassment, IAI. Volendo focalizzarsi sul cyberbullismo molte sono le definizioni attribuite al fenomeno. La legge 71 del 29 maggio 2017 lo definisce come una forma di abuso realizzata per via telematica, lei nel suo libro parla di continuum tra mondo fisico e liquido:

  • Possiamo ritenere i due fenomeni, bullismo e cyberbullismo indissolubili?
  • In caso affermativo, secondo lei quali sono le principali ragioni di questo binomio?

BRUZZONE: si, ritengo che ormai separare le due condizioni sia anacronistico, perché ormai tutto ciò che è bullismo è destinato ad essere utilizzato nel mondo online e nel mondo social, quindi a diventare cyberbullismo. Una distinzione oggi diventa difficile trovarla. L’aspetto centrale che ci aiuta a riconoscere quando si tratta di bullismo e cyberbullismo è il concetto di asimmetria, ci deve essere qualcuno che subisce in maniera sistematica molteplici modalità di violenze reiterate, da parte di uno o più soggetti che, in maniera organizzata, lo attaccano quotidianamente. Oggi questo tipo di modalità sono spesso di matrice persecutoria e possono assumere diverse forme. Purtroppo quello che i dati restituiscono, è che la problematica del bullismo e cyberbullismo vede sempre più spesso anche le ragazze protagoniste in maniera negativa, ossia come bulle e cyberbulle.

La legge sul cyber-bullismo è quindi indirizzata ai minori:

  • Ritiene che sia necessario estenderla agli adulti? Penso agli atti di cyber-bullismo diretti contro i professori e penso alla normativa sullo stalking.

BRUZZONE: io non credo che serva, onestamente io ho qualche perplessità sulla normativa introdotta, perché non la ritengo granché efficace. Abbiamo già, nel codice, tutta una serie di reati anche più gravi, come tipologia di capo d’imputazione rispetto al cyberbullismo, che potrebbero essere contestati anche ai minori. Non ha senso quindi estenderlo agli adulti perché ci sono già una serie di reati che ampiamente ricomprendono le condotte di questo genere: la diffamazione aggravata, gli atti persecutori, il revenge porn, non ipotizzerei l’allargamento di questa fattispecie di reato, che non mi sembra abbia rappresentato uno strumento a tutela delle vittime, anche se minori.

Secondo il rapporto ISTAT di giugno 2020, Bullismo e Cyberbullismo colpiscono spesso gli stessi ragazzi: tra quanti hanno riportato di aver subìto ripetutamente azioni offensive online, ben l’88% ha subìto altrettante vessazioni in contesti fisici. La diffusione in rete, come lei ben chiarisce, permette e garantisce la spettacolarizzazione del reato:

  • Ritiene che il gestore del sito internet o del social media debba avere maggiore responsabilità e autonomia nella tempestiva rimozione di contenuti violenti, anche prima della segnalazione di un soggetto abusato?

BRUZZONE: assolutamente si, io infatti proporrei se proprio dobbiamo cambiare la normativa, prevederei un profilo di responsabilità da parte del Provider. Le piattaforme social importanti come youtube, facebook, instagram sono quelle dove di fatto i contenuti vengono poi divulgati e dove si potenzia l’effetto dannoso di questo tipo di condotte nei confronti della vittima. Ritengo quindi che una normativa efficace dovrebbe prevedere anche un profilo di responsabilità da parte di questo tipo di piattaforme laddove non agiscano tempestivamente per cancellare questo tipo di contenuti.

 Secondo i dati presentati nel 2021 da Moige, Movimento Italiano Genitori onlus,  dopo la pandemia, il 17% dei ragazzi tra 6 e 10 anni è iscritto a Tik Tok e Instagram, il 64% tra 11 e 14 anni e il 70% tra i 15 e i 20 anni. Pervasività, persistenza, anonimato, mancanza di empatia e disimpegno morale, sono le caratteristiche principali del cyberbullismo. 

Come da lei descritto nel manuale il cyberbullismo investe maggiormente le ragazze, colpite da commenti a sfondo sessuale, il 12,4% contro il 6,7% dei maschi, mentre il 46% dei maschi ha raccontato di essere stato vittima di bullismo da parte dei compagni.

  • Possiamo quindi ritenere il cyberbullismo un ulteriore strumento pericolosissimo di diffusione e rafforzamento della violenza di genere?

BRUZZONE: sicuramente si, quello che viene definito cyberbullismo ha contenuti diffamatori, persecutori, a volte esplicitamente di molestie sessuali. Il contenitore cyberbullismo è un contenitore che in realtà già ricomprende una serie di condotte sanzionate dal nostro codice, anche nei confronti dei minori, quindi al momento questo valore aggiunto legato all’introduzione di questa particolare norma non lo vedo granché, anzi penso che sarebbe molto più efficace un’imputazione per esempio di atti persecutori piuttosto che per cyberbullismo.

  • Come è possibile disinnescare la mancanza di empatia e il disimpegno morale del: “se l’è cercata,  perché aveva la minigonna e non i jeans, perché ha condiviso inizialmente volontariamente materiali hard“….

BRUZZONE: E’ un problema molto complesso, per arrivare al punto da non avere empatia, non essere in grado di leggere la sofferenza che si crea, significa che dietro c’è un soggetto cresciuto senza sviluppare quel tipo di funzione, che è una funzione fondamentale dell’io e che è chiaramente un elemento che fa la differenza tra un essere umano che funziona ed un essere umano che diventa un predatore, quindi pericoloso. Nell’età adolescenziale se l’empatia non ce l’hai già è un po’ difficile fartela sorgere.

Nel suo manuale sono molti chiari gli identikit dell’aggressore e dei seguaci, gregari complici del bullo:

  • Quali sono le azioni più efficaci da mettere in campo per prevenire il disimpegno morale, l’effetto branco e la violenza?

BRUZZONE: il problema è enorme per contrastare questo fenomeno più che agire sui bulli è necessario agire sugli spettatori, i gregari, i bystanders, come si dice in gergo, quelli che anche, di fatto, con la loro indifferenza sostengono l’operato dei bulli e dei cyberbulli. E’ su di loro che dovremmo lavorare perché su di loro probabilmente ci sono maggiori margini rispetto ai bulli. Molti di questi soggetti non prende posizione, non protegge la vittima perché teme di diventare vittima a sua volta, quindi probabilmente il lavoro da fare molto importante soprattutto nelle famiglie italiane e a scuola, è quello di lavorare sui ragazzi, su quelli che non sono bulli, che non commettono atti di bullismo ma che assistono agli atti di bullismo commessi da altri senza prendere posizione.

Spesso i genitori non riescono a controllare l’accesso ai contenuti e la navigazione dei più piccoli e a responsabilizzare gli adolescenti. Secondo i dati Moige 2021: 6 ragazzi su 10 sono connessi senza controllo, e secondo i dati Telefono Azzurro, il 30% dei genitori italiani ammette di non avere adeguate competenze sulle tematiche online, in particolare su cyberbullismo, incitazione al suicidio, autolesionismo, hate speech e sextortion.  Secondo il 39% dei genitori la scuola dovrebbe essere il punto di riferimento per la formazione digitale, eppure, quasi la metà degli insegnanti (il 46%) non si considera adeguatamente preparato per colmare le lacune informative. 

Nel periodo del confinamento, è stato registrato un incremento del +26% delle richieste di aiutoLe motivazioni sono riferibili: 21,2% attività di cyberbullismo più frequente; 10,1% sexting; 6,5% violazione della privacy, ma anche paura e ansia (+8%), ideazione suicidaria (+29%), atti autolesivi (+27%), disturbi alimentari (+22%) e percezione dell’immagine corporea (+22%). 

Il periodo della pandemia ha determinato anche delle limitazioni all’azione del Garante della privacy, azioni in deroga alle condizioni di protezione della privacy, possiamo dire che il Covid ha determinato una modifica unilaterale delle condizioni della privacy:

  • Quali possono essere i rischi connessi all’indebolimento delle condizioni di protezione della privacy per ragioni istituzionali, governative?

BRUZZONE: Ha conseguenze deleterie, già siamo troppo generosi a condividere informazioni che ci riguardano, con l’abbattimento di certi tipi di barriere e protezioni, devo dire che questo mi preoccupa moltissimo non solo per quanto riguarda i più giovani ma anche per quanto riguarda il mondo degli adulti.

Arriviamo dunque alle azioni da adottare in caso di abuso, indicate nel Cyber Civil Rights Initiative: 

  • documentare il fatto con screenshot; 
  • denunciare alle Forze dell’Ordine; 
  • segnalare il contenuto illecito al gestore del servizio; 
  • bloccare il mittente; 
  • parlare con una persona di fiducia;
  • richiedere assistenza psicologica.

Alcune delle ragioni per cui i ragazzi non denunciano le pratiche subite vanno ricercate nella mancanza di fiducia negli adulti, inclusi gli insegnanti; la paura di ritorsioni e ripercussioni; il senso di colpa, vergogna, stato confusionale che spinge le vittime a sentirsi sbagliate, rendendo difficile capire a chi rivolgersi per chiedere aiuto. Sono quindi molto importanti alcune regole di autodifesa da lei indicate, per i ragazzi:

  • evitare di postare informazioni troppo personali;
  • modificare le impostazioni account; 
  • rimuovere le opzioni di collegamento;
  • verificare le immagini taggate; 
  • disattivare il GPS e WI-FI quando non siano necessari.

Le proposte del network per rafforzare le pratiche di prevenzione e contrasto del fenomeno sono:

  1. garantire un coordinamento multi-disciplinare;
  2. implementare la corretta ed univoca rilevazione dei dati, fondamentale per una piena comprensione del fenomeno e l’individuazione di efficaci strumenti di contrasto oggi ancora assenti; 
  3. inserire il tema della privacy e dell’identità digitale nel piano di offerta formativa, all’interno della materia di educazione civica nelle scuole; 
  4. formare costantemente i genitori e i docenti sul tema;
  5. aumentare l’impegno di spesa sanitaria destinato alla salute mentale, oggi pari solo al 3,5%;
  6. Potenziare gli interventi destinati ai giovani per influenzare il contesto dei pari, favorendo un cambiamento positivo nel Gruppo, tale da ridurre il rinforzo sociale che il bullo si aspetta di ricevere, abbassandone quindi la motivazione a mettere in atto i comportamenti di prevaricazione e favorire la comparsa di comportamenti empatici;
  7. Inserire la responsabilità del provider nella legge contro il cyber-bullismo.

Nella comunità virtuale siamo chiamati ad uno sforzo collettivo per educare i membri, cittadini digitali moralmente responsabili, a mettere al centro della propria azione l’altro. 

Vogliamo ricordare alcune delle vittime di questo fenomeno:

  • 2012 Amanda Todd, Canada
  • 2012 Andrea Spezzacatena, Italia
  • 2013 Carolina Picchio, Italia
  • 2018 Amy Everett, Australia
  • 2021 Antonella Sicomero, Italia

Nella profonda convinzione che dalle azioni del singolo dipenda il destino di tutti.

di R. Bonani

“Quando le parole fanno più male delle botte”, Carolina Picchio, un ricordo.

Nasce il percorso digital audio del network MaMnet, storie di cronaca, interviste e testimonianze sul cyber-bullismo, contenuti di formazione digitale ed educational entertainment, guida all’uso consapevole della rete. 

ASCOLTA IL PODCAST

Cari genitori, cari lettori, 

prosegue l’impegno del network per un’educazione digitale trasversale, destinata a genitori, figli, educatori e utenti più in generale. 

Sono trascorsi 10 anni dalla tragica conclusione della vita di Carolina Picchio. Vogliamo ricordarla ringraziando il padre, Paolo Picchio e l’Avvocato Anna Livia Pennetta, per il loro impegno, che ha portato alla nascita della prima legge europea contro il cyber-bullismo, ringraziamo gli operatori della Fondazione Carolina per l’attenzione sul tema dell’educazione digitale.

Nasce il percorso digital audio del network MaMnet, storie di cronaca, interviste e testimonianze sul cyber-bullismo, contenuti di formazione digitale ed educational entertainment, guida all’uso consapevole della rete. 

Ringraziamo la Fondazione Carolina che ha autorizzato la realizzazione del podcast original MaMnet di Rachele Bonani , “Quando le parole fanno più male delle botte”.

Carolina è la prima vittima di cyber-bullismo nel nostro paese. Grazie all’impegno del padre, Paolo Picchio e dell’Avvocato Anna Livia Pennetta, la legge numero 71, del 29 maggio 2017, è la prima legge italiana ed europea sul fenomeno ed è dedicata a Carolina. 

La prima intervista del network è all’Avvocato Pennetta, che ha creato, insieme a Paolo Picchio, la Fondazione Carolina

Oggi l’organizzazione è impegnata a garantire un intervento continuativo di educazione, sensibilizzazione e formazione della società civile, perché la sicurezza online sia principio e valore condiviso. 

Di portata storica l’iniziativa Genitori in blue Jeanstour educativo ideato da Fondazione Carolina, con il coinvolgimento del big dei social, TikTok. L’iniziativa ha l’obiettivo di supportare educatori e famiglie per accompagnare adeguatamente gli adolescenti nel loro percorso online e garantire un uso consapevole e sicuro della e nella rete. 

NoPainNoGain è il bando lanciato dalla Fondazione per sostenere progetti scolastici di prevenzione della violenza e della discriminazione di genere, online. Una prevenzione partecipata, costruita dagli stessi studenti attorno ad un principio di sicurezza condivisa. Prima all’interno del gruppo classe, poi con le istituzioni e le associazioni locali, quindi per restituire a tutto il territorio quanto sviluppato dai ragazzi. 

Connessioni Delicate è il primo progetto nazionale di salute digitale a tutela dei minori. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra le Associazioni italiane di pediatria, la Fondazione e Meta. Il percorso conferma la scarsa consapevolezza da parte delle famiglie sulle conseguenze di un uso improprio degli strumenti digitali da parte di neonati, bambini e ragazzi fino a 15 anni ed è volto a migliorarla. 

Ringraziamo quindi per l’impegno tutti gli operatori della Fondazione. Il network continuerà a segnalare tutte le iniziative dell’organizzazione,
stay tuned! 

Cyberbullismo, verso una nuova educazione 4.0

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Care mamme, cari genitori

il network è da tempo coinvolto nella sensibilizzazione contro i fenomeni di Cyberbullismo. Oltre 2 milioni di adolescenti, oggi, sono costantemente connessi su Whatsapp, Facebook, Instagram, Snapchat e altri social network, non consapevoli della fragilità e dei rischi dell’identità digitale. La realtà virtuale appartiene alla generazione tecnologica, ma è pervasiva e anonima.

A partire dal 3 giugno 2017 è entrata in vigore la legge n. 71 contentente, le disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyber bullismo.

Il provvedimento definisce il cyberbullismo come qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.

o di realtà, mentre il secondo in un piano digitale – possiamo affermare che entrambi invadano la vita reale dei bambini e degli adolescenti, anche quando i soprusi sono perpetrati attraverso cellulare o computer.

Ciò che preoccupa è il silenzio che accompagna e sostiene queste prevaricazioni.

Si stima infatti che solo 1 minore su 10 informi un adulto dell’essere stato vittima di bullismo offline o online. In Italia il dato sembra essere ancora più elevato: sempre secondo la ricerca di Telefono Azzurro e DoxaKids quasi il 23% dei bambini e degli adolescenti vittima di bullismo non ne ha parlato con nessuno.

Il dato che emerge dall’indagine mostra che 1 vittima su 6 non avvisa nessuno di quanto sta accadendo (15%) e questa percentuale sale a quasi 1 ragazzo su 5 (19%) tra i 14 e i 15 anni. Le vittime di cyberbullismo molto spesso non si confidano, in particolare per paura e vergogna o perché credono che nessuno possa aiutarli. Quando lo fanno si rivolgono prevalentemente ai genitori: nel 61% dei casi alla mamma e nel 47% al papà. 1 su 4 si rivolge agli amici. Chiede aiuto all’insegnante solo il 4% degli intervistati. Alla mamma si rivolgono di più le femmine (72% vs 49%), mentre i maschi tendono a chiedere più aiuto agli amici (30% vs 21%) che crescendo hanno un ruolo sempre più importante: se alle scuole medie si rivolge agli amici il 19,4% dei ragazzi, nei primi due anni delle superiori la percentuale sale al 20,6% e al 29,3% negli ultimi tre anni delle superiori. Ad un’analisi più approfondita è possibile evidenziare un’inversione di tendenza all’aumentare dell’età: se la richiesta di aiuto ai genitori è più frequente nella preadolescenza (11-12 anni), gli adolescenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori chiedono aiuto molto più spesso agli amici e ai fratelli: la percentuale sale infatti dal 30% degli studenti delle scuole medie al 40% di quelli frequentanti gli ultimi anni delle superiori.

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E’ importante quindi insegnare ai ragazzi a riconoscere e denunciare fenomeni che emarginano i loro coetanei, responsabilizzare il corpo docente, sensibilizzare i gruppi sociali di adulti e adolescenti e assistere le famiglie.

La prossima settimana intervisteremo una mamma del network che testimonierà la sua esperienza personale,

Stay tuned!

Oggi si celebra la giornata internazionale della Sicurezza in Rete

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Cari genitori,

Oggi è la Giornata Internazionale della Sicurezza su Internet, promossa dalla dalla Commissione Europea, Safer internet Day.

Si celebra in 100 nazioni con lo slogan, Play your part for a better Internet!

Ognuno di noi è responsabile dei contenuti della rete.Il consumo dei media continua ad aumentare con un incremento degli utenti internet che nel 2012 hanno raggiunto il 62,1% di cui il 90,8% giovani.

In Italia l’81% dei tredicenni si collega a internet tutti i giorni. Per il 12% accedere a un social network è la prima attività dopo il risveglio e per il 35 per cento l’ultima prima del sonno. Ma secondo un’indagine 2014 condotta dall’Osservatorio adolescenti DoxaKids e Telefono Azzurro su un campione di 1500 adolescenti, il 100% vive sempre connesso: per ascoltare musica o radio (61%), per guardare video (60,2%), per fare ricerche per la scuola e i compiti (58,3%) per curiosare e navigare nel web (57,3%), per fare acquisti (22%), comprando online giochi (34,6% dei ragazzi), accessori di moda (22,3% delle ragazze), ma anche libri (17,6% delle ragazze). Ma a essere prioritario è il poter essere sempre in contatto con gli amici, fondamentale per l’89,7% dei ragazzi, attraverso Whatsapp e Facebook (utilizzati rispettivamente dall’89,8% del campione).

Mark Prensky sostiene che i nativi digitali abbiamo un cervello modificato rispetto al nostro, siano abituati a ricevere le informazioni molto velocemente e amino i processi paralleli e il multi tasking. Il dinamismo dei mezzi di comunicazione ha molti vantaggi ma anche delle limitazioni e comporta per gli adolescenti rischi nascosti. E allora noi genitori abbiamo a che fare con  fenomeni come il vamping, rimanere svegli e on line sui social di notte come vampiri,  ultima moda arrivata dagli adolescenti degli Stati Uniti o peggio con fenomeni di devianza digitale come il cyberbullismo.

Secondo quanto emerge da un’indagine affidata da Generazioni Connesse a Skuola.net e all’Università degli Studi di Firenze, in occasione del Safer Internet Day 2016, il cyberbullismo è un fenomeno ancora sottovalutato da troppi, tanto che solo l’8% ammette di aver intenzionalmente vessato un coetaneo, mentre 1 su 10 banalizza il proprio comportamento come semplice scherzo.

Obiettivo della giornata internazionale è promuovere la conoscenza dei mezzi di comunicazione, approfondire l’evoluzione dei social media e aiutare a capire le conseguenze della gestione dell’identità, nel villaggio globale, è essenziale per garantire un uso consapevole del web da parte degli adolescenti e limitare gli episodi di devianza digitale.

In Italia, il #SID2016  si sdoppierà con un evento al Teatro Palladium di Roma e uno al Piccolo Teatro Strehler di Milano. Contemporaneamente, la Polizia di Stato sarà presente in 100 capoluoghi di provincia con workshop sul tema del cyberbullismo, organizzati nelle scuole di ogni ordine e grado, per incontrare oltre 60.000 studenti attraverso la campagna Una vita da social, mentre alla Camera dei Deputati l’associazione SOS Il Telefono Azzurro Onlus metterà attorno ad un tavolo di discussione esperti ed esponenti politici.

Il coordinamento della giornata italiana avviene all’interno del progetto Generazioni Connesseprogramma attraverso il quale la Commissione dal 1999 promuove strategie finalizzate a rendere Internet un luogo più sicuro per gli utenti più giovani, promuovendone un uso positivo e consapevole.

Il progetto è coordinato dal MIUR, in partenariato col Ministero dell’InternoPolizia Postale e delle Comunicazioni, l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Save the Children Italia, Telefono Azzurro, Università degli Studi di Firenze, Università degli studi di Roma “La Sapienza”, Skuola.net, Cooperativa E.D.I. e Movimento Difesa del Cittadino, con lo scopo di dare continuità all’esperienza sviluppata durante il biennio 2012-2014 con il SIC ITALY I, migliorando e rafforzando il ruolo del Safer Internet Centre Italiano, quale punto di riferimento a livello nazionale per quanto riguarda le tematiche relative alla sicurezza in rete e al rapporto tra giovani e nuovi media.

Programma SID 9 febbraio 2016 definitivoProgramma SID 9 febbraio 2016 definitivo

Webmania 2.0: i ragazzi alla scoperta di internet, parte il progetto all’IC Largo Oriani

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Care mamme, cari genitori,

Mammaiutamamma.it il network, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Largo Oriani e’ lieto di presentarvi il progetto Webmania 2.0: i ragazzi alla scoperta di internet. Parte con il numero zero in compagnia di Gianluca Nicoletti, mercoledì 21 maggio 2014, alle 8.30, il ciclo di incontri dedicato agli studenti di V elementare e delle medie dell’IC largo Oriani, che si svolgerà l‘a.a 2014-2015.

Con il fondatore di Insettopia e giornalista, Gianluca Nicoletti, si parla di identità virtuale e cyber bullismo. Il dinamismo dei mezzi di comunicazione ha molti vantaggi ma anche delle limitazioni e comporta per gli adolescenti rischi nascosti.

Promuovere la conoscenza dei mezzi di comunicazione, approfondire l’evoluzione dei social media e aiutare a capire le conseguenze della gestione dell’identità, nel villaggio globale, è essenziale per garantire un uso consapevole del web da parte degli adolescenti e limitare gli episodi di devianza digitale.

Il percorso per l’anno 2014-2015 prevede 8 incontri per sensibilizzare all’adozione di comportamenti responsabili nell’uso delle tecnologie e diffondere la conoscenza dei mezzi di comunicazione dell’era digitale.

Gli incontri hanno la durata di 2 ore ciascuno e prevedono la partecipazione di classi di 50 studenti. Sono previste due sessioni al giorno per un totale di 100 studenti. Dalle 8 alle 10 la prima sessione e dalle 11 alle 13 la seconda. Ogni incontro è promosso dal network mammaiutamamma.it, affiancato da esperti di comunicazione e tecnologie.

Gli argomenti trattati sono:

Web, computer/devices tra passato e futuro. Breve storia della comunicazione e dei suoi strumenti, per scoprire gli strumenti di comunicazione (pc, smartphone, tablet), conoscere termini di base della tecnologia (client, server, provider, router, software, hardware, email, account, user, password, nickname etc…) e approfondire la differenza tra web 1.0 e 2.0;

Comunità virtuale e reputation. La partecipazione e i suoi rischi, due incontri focalizzati sulla differenza tra social media e social network e la scoperta delle opportunità e dei rischi connessi alla creazione di un’identità virtuale (cosa significa oggi possedere un profilo face book, chi può averlo etc…);

Identità virtuale e cyber bullismo, le principali minacce della rete, la mancanza d’interazione fisica che mina il rapporto di fiducia alla base della comunicazione, e la differenza tra società fisica e società liquida;

To tweet or not to tweet, social media e social network, differenze, usi e evoluzioni, l’era bio-mediatica in cui internet rappresenta uno strumento per lo sviluppo di relazioni personalizzate e ha un ruolo centrale anche nella costruzione di significati condivisi.

Scarica qui la scheda integrale del progetto

Scriveteci a rachele@mammaiutamamma.it

Stay Tuned!

di R. Bonani

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