
Il DSM Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali, è considerato la bibbia delle malattie neurologiche. La V edizione ha già dato il via a molte polemiche, dopo esser stata anticipata on line, per ricevere i contributi della rete, dsm5.org. La pubblicazione è prevista per maggio 2013.
Il timore è che il DSM 5 abbassi eccessivamente la soglia diagnostica per le patologie già esistenti. Sintomi più lievi e di minor durata. Basta cambiare un numero, portare da 7 a 12 l’età d’insorgenza di un episodio di iperattività per far scattare la diagnosi di Attention Deficit and Hiperactivity Disorder e quindi trasformare milioni di bambini vivaci in pazienti da curare con stimolanti. Negli ultimi mesi gli scienziati hanno cominciato a suggerire che il nostro mondo digitalizzato può alimentare forme di malattia mentale. A Stanford, il dottor Aboujaoude, studia come alcune identità digitali sviluppino alter ego patologici, tipico dei casi di disordine da personalità multipla, citati nel Dsm.
Silvana Condemi è un’esperta psicomotricista, fa parte del MAM network e riflette con noi sulle problematiche e le polemiche legate al nuovo DSM 5.
“Lavoro con i bambini in base alla diagnosi e alle loro esigenze ed emergenze evolutive, a scuola e in studio. Si parla molto di come sia cresciuto il numero di bambini e adolescenti colpiti da iperattività ma, nella mia esperienza, iperattivi puri ne ho visti non troppi. La manifestazione di disagio è spesso legata ad altri tipi di sofferenza, neurologica o neuropsicologica. I casi di bambini con instabilità psicomotoria pura, da me trattati, hanno rivelato che la sofferenza era dovuta a particolari condizioni familiari. Il lavoro è stato oltre che terapeutico con il bambino, di presa in carico anche degli stili educativi della famiglia (in questo caso la collaborazione attiva e attenta dei genitori deve essere forte). Uno solo di questi bambini assumeva un farmaco prescritto in tenera età dal pediatra. In quest’ultimo caso è stato molto faticoso convincere i genitori a non farne più uso!!!!!
Credo che il rischio che si sta correndo in questi ultimi decenni è di etichettare questa sindrome – Attention Deficit and Hiperactivity Disorder– senza inserirla nell’organizzazione generale, psicofisica e sociale, del bambino stesso. Si rischia così di trascurare una seria presa in carico dell’essere umano e di limitarsi a far rientrare la cura in un trattamento da protocollo standard che dovrebbe soddisfare qualunque situazione. Purtroppo spesso il ricevere questa diagnosi fa entrare il bambino e la famiglia in un protocollo medico (con assunzione di farmaci) che non risolve alla base il problema, sposta l’attenzione e il livello di cura e fa sentire il minore ancora più solo, rispetto a qualcosa che lui stesso spesso vive con grande disagio. L’aiuto dei farmaci può essere a volte necessario e rare volte indispensabile, ma il discorso iperattività richiede una presa in carico ampia che prenda in considerazione la globalità del bambino e la molteplicità degli interventi.”
Grazie Silvana
Scriveteci, raccontateci la vostra esperienza, condividete con il network le vostre difficoltà….rachele@mammaiutamamma.it
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