Lo strano caso di Tommy e del pulmino fantasma!

NICOLETTI

Cari genitori,

quella che vogliamo raccontare oggi è una storia diversa. Protagonista è una famiglia alle prese con le vicissitudini quotidiane per conciliare vita professionale e vita familiare.

E’ venerdì 17, per non smentire la più banale superstizione! Proprio venerdì 17, Tommy esce da scuola alle due, come sempre, e si dirige alla fermata dello scuolabus che deve riportarlo a casa.

Non hanno avvisato nessuno: lui aspettava a scuola un pulmino che non sarebbe mai passato, mentre a casa mia non vedendolo tornare si sono tutti preoccupati. In quel momento io ero in viaggio in treno, la signora che ci aiuta in casa è dovuta andarlo a prendere di corsa in taxi. Scandaloso: in questo modo non si può più continuare, mi sono proprio stancato“.

Dopo due ore di attesa e nessuno scuolabus all’orizzonte, Tommy, viene recuperato grazie al tempestivo intervento della sua famiglia e la disponibilità di una persona motomunita, a casa!

Disservizio pubblico, welfare carente, erosione del sistema di giustizia sociale, o forse solo una giornata storta, fatto sta che l’epilogo del nostro eroico Tommy, adolescente autistico e della sua splendida famiglia è stata una notte insonne con febbre a quaranta .

Perché i disabili sono considerati sempre come dei pacchi dai nostri amministratori?”

Ma dalla crisi nasce sempre l’opportunità e così Gianluca Nicoletti, padre di Tommy, giornalista della Stampa, autore del programma radiofonico Melog e scrittore dei libri “Una notte ho sognato che parlavi” e “Il libro infame”, dichiara guerra e lavora sulle azioni che renderanno il nostro mondo migliore.

Pensate banalmente a quest’ultimo fatto del pulmino fantasma per Tommy. Noi abbiamo la fortuna a casa di poter contare su una persona a disposizione, ma se si fosse trattato del figlio di una madre lavoratrice che, fidandosi del servizio pubblico, lo faceva portare dalla nonna, dalla vicina di casa o comunque da qualcuno che non avrebbe potuto all’occorrenza precipitarsi a scuola per riprenderlo? No, davvero, così non è possibile continuare. Faccio la mia parte, oggi inizio il nuovo libro. Mi sono infilato in un bel vespaio e ho deciso di restarci. Sentirete il mio fiato sul collo giorno e notte, state tranquilli.

La prima quindi un nuovo libro sull’autismo, la seconda una community e uno spazio Insettopia che aiuti concretamente le famiglie con figli autistici e gli stessi ragazzi.

Gianluca  risponde alle domande del network mammaiutamamma.it :

Gianluca cos’è in poche parole l’autismo per un genitore?

E’ una conquista accettarlo. Non tutti ci riescono…In seconda battuta è un assillo che dura tutta la vita, con una coda ipotetica anche post mortem. Non è poi questa tragedia biblica alla fine, se la prendi per il verso giusto puoi assaporare un risvolto inedito della tua esistenza. Per farti capire… E’ imparare l’ arte  d’assaporare le occasioni di fuga domestica,  che ti godi solamente quando sai che tuo figlio è protetto e felice anche senza te presente. E’ un sollievo momentaneo, ma intenso. E’ come se per un istante ti sollevassero il macigno che sta appoggiato alle tue spalle.

Esiste una struttura a Roma in grado di assistere e accompagnare le famiglie con figli autistici?

Esistono varie realtà, ma sempre soluzioni spot. Non esiste un progetto completo che preveda interventi strutturati e alla portata di chiunque dal momento della  diagnosi  d’autismo a quello in cui la famiglia si pone il dilemma del “dopo di noi”.

Cosa significa per un genitore con figli disabili vivere in una città come Roma?

Hai l’ impressione che tutto in questa città sia stato pensato e costruito per respingere la presenza di persone artistiche. E’ l’esatto opposto di quello che  può dare serenità e qualità di vita a un artistico. Una città costruita sulle parole, sull’altruismo di facciata, sulle relazioni intrecciate, sul frastuono, sulla sopraffazione dei forti sui deboli. Soprattutto è una città che sfugge ad approcci veramente laici ai problemi.

Quali servizi dovrebbero esistere per renderla una smart city in grado di abbattere le barriere architettoniche che impediscono ai disabili di vivere la loro città e la loro vita degnamente?

Qualcuno dovrebbe cedere spazi pubblici inutilizzati (caserme, conventi, parchi chiusi) per progetti d’ inclusione che aggiungano la bellezza di sguardi disinteressati alla cupidigia di chi storicamente si è sempre spartito questi spazi, per potere, per demagogia, per interesse economico.

Cosa consigli ai genitori nelle tue condizioni?

Creare alleanze per fasce d’ età dei propri figli, pensare che solo diventando imprenditori di un proprio progetto si potrà sperare in un avvenire sereno per il proprio figlio. Immagino un modulo, quasi un kit che permetta a piccoli nuclei di una decina di famiglie al massimo di organizzare la vita dei figli mettendo in comune risorse esperienze ed energie. Servono però le location, senza spazio non si fa nulla.

In una frase il tuo appello al sindaco Ignazio Marino

Caro sindaco almeno una dependance della tua Città della scienza che hai progettato alla Caserma Guido Reni destinala a un progetto di laboratorio per  costruire un’ “Insettopia” .  La nostra idea di spazio felice, aperto e utile al territorio. Questo è secondo me il vero approccio “scientifico” all’ autismo, che nella sua città ancora vive in dimensioni superstiziose e medievali.

L’impresa aumentata, dal logo aziendale al lego della conversazione nei processi di lavoro

ARION_IMPRESA

Giovedì 6 giugno 2013 a partire dalle ore 18, ArionZeta nella cornice del sottopasso di Pzza Fiume, ospita la presentazione del volume, L’impresa aumentata, Caos e responsabilità della comunicazione d’impresa nell’età social, di Gian Paolo Bonani, docente di Comunicazione d’Impresa, Coris, Università di Roma La Sapienza, edito da Franco Angeli. Insieme all’autore intervengono, Stefano Epifani, direttore TechEconomy.it, Andrea Ettorre, Dirigente della Direzione Generale per la Valorizzazione per la Valorizzazione del patrimonio culturale, MIBAC e Rachele Bonani Palusci, Presidente della onlus The Co2 Crisis Opportunity Onlus.

 Il testo analizza la comunicazione organizzativa della azienda estesa, impresa senza frontiere che si configura nella rete. L’organizzazione aziendale nella realtà 2.0 gravita su 3 assi: Persone, Sapere e Coesione. Compito principale dell’azienda è la creazione di valore. L’impresa allargata è un grande laboratorio di ricerca che ha sviluppato, oltre i confini della sua operatività, quelli della sua responsabilità sociale.

La scommessa sulla responsabilità dell’impresa è l’emozione fondamentale che deve ispirare e accompagnare i nuovi manager che gestiscono la comunicazione dentro e fuori l’azienda. A questi scommettitori etici sono dedicate le pagine del libro.

Ma anche a tutti i genitori e agli attenti osservatori del luogo pubblico del web che rende la reputation condizione socio-psicologica dei nativi digitali. La generazione della costante attenzione discontinua deve gestire come prima impresa la propria immagine, il sè. Nella culture.com la comunicazione appartiene a tutti, le forme di dialogo fra gli attori sono moltiplicate e l’intensità degli scambi è accelerata senza freni.

Questo volume oltre a rappresentare un importante testo di studio sui nuovi modelli organizzativi aziendali, offre interessanti spunti di riflessione e studio dell’inedito paradigma relazionale nato dalla/nella rete secondo cui condividere informazioni on-line aiuta a definire la nostra identità, a coltivare relazioni sociali e a diventare protagonisti di storie locali e globali.

Vi aspettiamo!

Stay tuned

 

Lavorare e non solo con i figli..

LAV_FIGMammaiutamamma vi augura buon anno!

Continua ad interrogarsi con voi su come conciliare maternità e lavoro. Il nostro obiettivo è raccogliere i vostri punti di vista e la vostra esperienza su questo tema. Quali sono le soluzioni migliori per crescere i propri figli senza rinunciare ad educarli e senza perdere la loro crescita per lavorare?

Come dice il presidente dell’Uruguay, Josè Mujica, il primo ambiente da preservare quando si parla di sviluppo sostenibile, è la felicità umana. Non possiamo vivere nel senso di colpa di non essere riuscite ad adempiere bene nessun compito, lavoro/carriera, genitore/educazione.

Non è sempre facile quando i bambini sono piccoli e facilmente soggetti a malattie, quando sono più d’uno. Il mio pensiero laterale suggerisce: la quotidianità prima di tutto è capacità di adattamento e per costruire la felicità di cui si parla bisogna essere..flessibili..

..ai nuovi tempi e contratti di lavoro, alle nuove condizioni di welfare, alle nuove dimensioni della comunicazione, ai nuovi modelli di educazione e consumo, alle nuove malattie e ai nuovi rimedi pediatrici.

Bisogna essere sempre pronte a camuffare una macchia dell’ultimo secondo sull’abito, rigurgitino flash per eccessivo sballottamento, a cambiare programma dopo averlo stabilito un mese prima, a dimenticarsi un quaderno fondamentale per vostro figlio sulla scrivania o il grembiule pulito nell’armadio.

Bisogna essere pronte al multi-tasking, avere l’orecchio bidirezionale, da una parte segue impulsi provenienti dal lavoro, dall’altra segue i passi e qualsiasi rumore prodotto dai piccoli. I più piccoli tentano azioni d’incursione quando sei concentrata sul computer, su un testo o durante una telefonata, aggrappandosi alle gambe e cominciando gradualmente ad alzare il tono di voce per farsi notare, abbracciare, coccolare.

E’ necessario separare i tempi e i campi della vita nettamente? Come sfuggono questi confini nello stress quotidiano.. Eppure si, bisogna avere la capacità di fermarsi anche quando le risposte richieste sono sempre più rapide. Spegnere la tecnologia e dedicarsi con creatività ai figli. Dopo aver approfittato della scuola e dei riposini per concentrarsi totalmente, bisogna essere pronte a dedicarsi a loro…

La mia vita professionale non è mai stata indeterminata o inserita in un percorso stabile. Dopo la laurea ho intrapreso la carriera del precario, per poi scegliere la libera professione e la partita iva come strumento di emancipazione e crescita professionale.

La formula indipendente di consulente mi ha permesso di gestire tempi del lavoro e  gravidanze-maternità, senza copertura aziendale di nessun tipo. Dopo la nascita di ognuno dei miei tre figli ho richiesto l’assegno di maternità che viene corrisposto, se la domanda è correttamente compilata, una sola volta dall’Inps. Si può fare tutto on-line con assegnazione del pin dispositivo. Per i lavoratori dipendenti e non, esistono congedi di maternità e paternità, irrisori rispetto alle necessità della neo-famiglie.

Abbiamo chiesto alle mamme del nostro network che vivono all’estero di trasmetterci la loro esperienza. A Stoccolma, in Svezia, per i primi 3 anni di ogni figlio, anche di famiglie immigrate, il governo riconosce un contributo mensile, approfondiremo la tematica.

E’ necessario riconoscere la maternità come lavoro. Crescere i nostri figli equivale a distribuire ricchezza in consumi e capitale intellettuale, oltre che garantire l’educazione dei futuri cittadini del mondo, è un mestiere in sé e per sé.

In questa direzione lo Stato dovrebbe costituire un fondo per la maternità che riconosca alle famiglie un contributo per ciascun figlio almeno per il primo triennio di vita, fino all’inserimento del bambino alla scuola materna. Gli asili nido sono scarsi e quelli privati, molto costosi.

Le nostre proposte per una vita familiare sostenibile:

  • la diffusione di asili nido aziendali;
  •  la costituzione del fondo per la maternità per i primi 3 anni di vita del bambino;
  • corrispondenza orario lavoro in ufficio con orario scolastico, de-localizzazione lavoro attraverso l’uso delle tecnologie;
  • aumento di servizi competitivi per bambini e famiglie in orari extra-scolastici, incentivi per l’apertura di spazi ludico-didattico-ricreativi per i bambini nei quartieri di residenza, gestiti da onlus/cooperative specializzate o madri che garantiscano assistenza alle famiglie;
  • aumento degli sgravi fiscali per le famiglie più numerose con la possibilità di scaricare spese vive correnti;
  • abbattimento delle barriere architettoniche per le famiglie nelle metropoli, es. Roma.

Inviaci la tua testimonianza e la tua idea, scrivici a rachele@mammaiutamamma.it

di R. Bonani

Per Capodanno, le 7 regole per un indimenticabile Pijama Party

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Scritto da Lorenzo Biondi, esperto di Pijama Party

Ciao a tutti, sono Lorenzo, ho 8 anni e molta voglia di far festa. Per questo ormai sono un esperto di pijama party! Ne ho organizzati molti e queste indicazioni sono rivolte a persone di tutte le età che vogliono divertirsi.

Ecco le 7 regole d’oro da seguire per organizzare un indimenticabile Pijama Party

  1. Invitare 2 o più amici (massimo 6 per non rendere la festa troppo caotica);
  2.  Portare il pijama;
  3. Organizzare giochi come: nascondino, Monopoly, Risiko, guardie e ladri, ecc..;
  4. Far trovare agli amici bibite e cibi come: Fanta, Coca Cola, patatine, hamburger/krabby patty;
  5. Preparare alcune sorprese da regalare agli ospiti quando vanno a casa come: bustine dei personaggi lego, stickers, penne e gomme divertenti per la scuola;
  6. Vedere un film scelto con gli amici (se volete divertirvi guardate un film di paura!) mentre si mangia l’hamburger sul divano tutti insieme, dopo aver indossato il pijama;
  7. Il pijama party sarà ancora più divertente se un amico rimarrà a dormire da voi.

Grazie a tutti, fatemi sapere com’è andata la vostra festa dopo aver seguito questi consigli! Scrivetemi all’indirizzo lorenzo@mammaiutamamma.it

Buone Feste!

Il barattolo di maionese e due bicchieri di vino.

Un professore era davanti alla sua classe di filosofia e aveva a portata di mano alcuni oggetti. Quando gli studenti fecero silenzio prese un grande barattolo di maionese vuoto e lo iniziò a riempire di palline da golf.  Chiese poi agli alunni se il barattolo fosse pieno e tutti risposero che lo era.

Il professore allora prese un sacchetto di ghiaia e la rovesciò nel barattolo di maionese. Lo scosse leggermente e i sassolini si posizionarono negli spazi vuoti, tra le palline da golf. Chiese di nuovo agli studenti se il barattolo fosse pieno e questi concordarono che lo era.

Il professore prese allora una scatola di sabbia e la rovesciò, aggiungendola nel barattolo; ovviamente la sabbia si sparse ovunque all’interno. Chiese ancora una volta se il barattolo fosse pieno e gli studenti risposero con un unanime “sì”.

Il professore estrasse quindi due bicchieri di vino da sotto la cattedra e aggiunse il loro intero contenuto nel barattolo, andando così effettivamente a riempire gli spazi vuoti nella sabbia. Gli studenti risero.

“Ora”, disse, non appena la risata si fu placata, “voglio che consideriate questo barattolo come la vostra Vita. Le palline da golf sono le cose importanti: la vostra famiglia, i vostri bambini, la vostra salute, i vostri amici e le vostre passioni; ciò per cui, se anche tutto il resto andasse perduto e solo questo rimanesse, la vostra vita continuerebbe a essere piena. I sassolini sono secondi per importanza, il vostro lavoro, la casa…… La sabbia è tutto il resto: le piccole cose.”

“Se voi mettete nel barattolo la sabbia per prima, non ci sarà spazio per la ghiaia e nemmeno per le palline da golf. Lo stesso vale per la vita: se spendete tutto il vostro tempo e le vostre energie dietro le piccole cose, non avrete più spazio per l’essenziale. Giocate con i vostri bambini, godetevi la famiglia, portate il vostro compagno/a fuori a cena… E non solo nelle occasioni importanti! Dedicatevi a ciò che amate e alle passioni, tanto ci sarà sempre tempo per pulire casa o fissare appuntamenti.

Prendetevi cura per prima cosa delle palline da golf, ciò che conta davvero. Fissate le priorità… Il resto è solo Sabbia.”

Uno degli studenti alzò la mano e chiese cosa rappresentasse il vino.

Il professore sorrise: “Sono felice che tu l’abbia chiesto. Il vino serve solo per mostrarvi che non importa quanto piena possa sembrare la vostra vita, ci sarà sempre spazio per un paio di bicchieri di vino con un amico!”

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