Nasce il percorso digital audio del network MaMnet, storie di cronaca, interviste e testimonianze sul cyber-bullismo, contenuti di formazione digitale ed educational entertainment, guida all’uso consapevole della rete.
Cari genitori, cari lettori,
prosegue l’impegno del network per un’educazione digitale trasversale, destinata a genitori, figli, educatori e utenti più in generale.
Sono trascorsi 10 anni dalla tragica conclusione della vita di Carolina Picchio. Vogliamo ricordarla ringraziando il padre, Paolo Picchio e l’Avvocato Anna Livia Pennetta, per il loro impegno, che ha portato alla nascita della prima legge europea contro il cyberbullismo, ringraziamo gli operatori della Fondazione Carolina per l’attenzione sul tema dell’educazione digitale.
Nasce il percorsodigital del network MaMnet, storie di cronaca, interviste e testimonianze sul cyberbullismo, contenuti di formazione digitale ed educational entertainment, guida all’uso consapevole della rete.
Ringraziamo la Fondazione Carolinache ha autorizzato la realizzazione del digital audio original MaMnet di Rachele Bonani , Cyberbullipod: primo episodio: “Carolina, quando le parole fanno più male delle botte”, in onda nei prossimi giorni sul canale Edutainment no profit, Licensync.
Carolina è la prima vittima di cyber-bullismo nel nostro paese. Grazie all’impegno del padre, Paolo Picchio e dell’Avvocato Anna Livia Pennetta, la legge numero 71, del 29 maggio 2017, è la prima legge italiana ed europea sul fenomeno ed è dedicata a Carolina.
La prima intervista del network è all’Avvocato Pennetta, che ha creato, insieme a Paolo Picchio, la Fondazione Carolina.
Oggi l’organizzazione è impegnata a garantire un intervento continuativo di educazione, sensibilizzazione e formazione della società civile, perché la sicurezza online sia principio e valore condiviso.
Di portata storica l’iniziativa Genitori in blue Jeans, tour educativo ideato da Fondazione Carolina, con il coinvolgimento del big dei social, TikTok. L’iniziativa ha l’obiettivo di supportare educatori e famiglie per accompagnare adeguatamente gli adolescenti nel loro percorso online e garantire un uso consapevole e sicuro della e nella rete.
NoPainNoGainè il bando lanciato dalla Fondazione per sostenere progetti scolastici di prevenzione della violenza e della discriminazione di genere, online. Una prevenzione partecipata, costruita dagli stessi studenti attorno ad un principio di sicurezza condivisa. Prima all’interno del gruppo classe, poi con le istituzioni e le associazioni locali, quindi per restituire a tutto il territorio quanto sviluppato dai ragazzi.
Connessioni Delicateè il primo progetto nazionale di salute digitale a tutela dei minori. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra le Associazioni italiane di pediatria, la Fondazione e Meta. Il percorso conferma la scarsa consapevolezza da parte delle famiglie sulle conseguenze di un uso improprio degli strumenti digitali da parte di neonati, bambini e ragazzi fino a 15 anni ed è volto a migliorarla.
Ringraziamo quindi per l’impegno tutti gli operatori della Fondazione. Il network continuerà a segnalare tutte le iniziative dell’organizzazione, stay tuned!
Domande di una mamma a Serena Baldassarre, educatrice della scrittura, counsellor relazionale, grafologa.
” La mamma e il papà di un bambino che frequenta la scuola primaria, specialmente dal terzo anno in poi, ricevono dall’insegnante giudizi poco buoni sul suo rendimento scolastico. In particolare lamentano che scrive male, in modo illeggibile, lentamente, e non riesce a tenere il ritmo del dettato. In effetti, i quaderni del bambino sono molto disordinati; la scrittura non segue le righe, le lettere sono molto irregolari nelle proporzioni e nelle forme. Quando si tratta di fare i compiti a casa, per lui è come il fumo agli occhi mettersi a scrivere un riassunto o anche un problema, con le cifre che non stanno bene in colonna, nelle operazioni. Il tutto è una tortura! E ciò accade dopo che nei primi due anni di scuola, il bambino ha ricevuto l’insegnamento di base della scrittura.
Scrittura di un bambino di 8 anni
Scrittura bambino 8 anni
Il percorso scolastico e le capacità del bambino non sono allineati: è una questione di didattica o di apprendimento? Come regolarsi?
Da quanto ho visto nella mia esperienza, aggiungo che spesso una cattiva scrittura porta con sé altre difficoltà a catena, per il bambino:disaffezione allo studio, alla scuola, all’insegnante; concentrazione e motivazione che scadono rapidamente; sicurezza di sé in pericolo. Di conseguenza, peggiorano le relazioni tra il bambino e il suo ambiente (genitori, insegnanti, compagni). Tutto questo insieme crea una vera situazione problematica e si rischia di perdere la bussola. Che cosa sta succedendo?
I genitori si imbattono spesso in queste domande e non sanno valutare se una cattiva scrittura che si afferma è un problema che richiede attenzione, oppure che si risolverà da solo, con il passare del tempo e la crescita del bambino. Spesso non sanno a chi rivolgersi per capire: a volte l’insegnante rileva solo il problema ma, anche lui, non ne ha una conoscenza sufficiente ad orientare i genitori. Sorge il dubbio che debba intervenire il medico, il neuropsichiatra infantile, precisamente. E così ci si dibatte tra il non saper che fare e aspettare, e il fare troppo, sottoponendo in questo caso il figlio a impegnativi ed estenuanti esami di valutazione neurologica, forse inutili. Nei casi descritti sopra, il primo passo da fare è domandarsi se vostro figlio sia disgrafico.
Che cos’è la disgrafia? Si manifesta con una scrittura troppo difficoltosa, lenta e maldestra rispetto all’età del bambino. Fa parte del gruppo dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) che si manifestano nell’età evolutiva e riguardano circa il 17% della popolazione italiana in età scolare. Riguarda quindi sia i bambini, sia i pre-adolescenti e gli adolescenti. Nella mia esperienza, tratto anche ragazzi che frequentano la scuola media, sia inferiore che superiore.
Scrittura di un ragazzo 12enne
Scrittura ragazzo 12 anni
I DSA comprendono disturbi diversi che possono comparire isolati o combinati (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia). Sono stati regolati dalla legge 8 ottobre 2010 n. 170 (nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico). Sono definiti ‘specifici’ perché riguardano solo un ambito di capacità strumentali in presenza di facoltà intellettive e sensoriali normali. Possono essere risolti con buoni esiti mediante un intervento di riabilitazione, eseguito da professionisti.
Chi può rilevare una disgrafia? In genere, sono gli insegnanti a segnalare il problema. Se sono informati sui DSA e sulle professionalità competenti, possono indicare ai genitori di rivolgersi ad un rieducatore della scrittura.
Chi è il rieducatore della scrittura? È un professionista formato per rilevare e trattare la disgrafia con un intervento di recupero delle capacità di scrittura e anche del gusto di scrivere. La scrittura riveste una funzione strumentale di comunicazione ma anche una, psicologica, di espressione di sé. In base alla sua osservazione del bambino, anche mentre scrive, e dei suoi quaderni, il rieducatore può rilevare se ci sia disgrafia e di che entità (lieve, grave). Di seguito può proporre ai genitori un percorso di rieducazione in cui poter ristabilire, insieme al bambino, un gesto grafico corretto e corrispondente alla sua situazione psico-fisica.
La diagnosi medica è sempre consigliata? Nei casi gravi o complessi, lo stesso rieducatore consiglia i genitori di far eseguire una diagnosi di competenza sanitaria. Questa serve proprio ad escludere patologie e disturbi che possono accompagnare la ‘cattiva scrittura’, come ad esempio la dislessia, un disturbo della visione ecc. Diverse strutture pubbliche si sono attrezzate per questo compito, anche se i tempi di attesa possono essere lunghi. La diagnosi è comunque consigliata nei casi complessi per poter valutare con quale tipo di intervento ‘attaccare’ il problema: logopedia, optometria, psicomotricità, ecc., prima di una rieducazione della scrittura.
Che cos’è la rieducazione della scrittura? È un metodo di recupero e stabilizzazione del gesto grafico che fa riavvicinare il bambino ad una scrittura sua, ‘sostenibile’ e personale, che gli ridà la soddisfazione perduta o mai raggiunta. Si attua mediante attività e tecniche diverse (di movimento, di espressione, di disegno o pittura, di scrittura), ideate con creatività e metodo dal rieducatore, seguendo un percorso di ricostruzione progressiva sia della capacità tecnica che della sicurezza di sé. L’ingrediente principale di questa relazione d’aiuto è la fiducia che il bambino ripone nel rieducatore. Conquistarsi questa fiducia è il primo obiettivo del buon rieducatore.
Aspettiamo i vostri commenti. Se i temi di questa intervista vi suscitano curiosità, possiamo aprire una rubrica per continuare il dialogo con successivi argomenti e interventi.Siete quindi invitati a segnalarci le vostre esperienze, difficoltà e richieste di approfondimento. Noi abbiamo in mente alcuni temi della crescita dei nostri figli (il linguaggio, la psicomotricità, le disabilità in famiglia) ma aspettiamo anche le vostre proposte.
Se volete rivolgere qualche domanda all’esperta di disgrafie, potete scrivere al nostro sito specificando se la risposta può essere pubblica oppure preferite ottenerla in privato. In tal caso, indicate la vostra mail.”
oggi il network presenta Giovanni Tommasini, genovese, da oltre 20 anni educatore di disabili intellettivi e, in relazione di reciproco aiuto, con Cesare, ragazzo autistico.
Giovanni, incontrando Cesare, “ nelle stesse condizioni di esseri umani tutti da definirsi”, sceglie di rischiare, e ci spiega: “la società prestazionale assegna triple AAA a qualsiasi settore della vita, perchè non alle relazioni, allora?”
E così Ascolto, Accoglienza e Attenzione diventano i 3 imperativi per capire l’altra faccia della sofferenza, quella dell’empatia che ci porta ad esplorare mondi paralleli e altrimenti sconosciuti.
Giovanni Tommasinidiventa scrittore, e nel suo ultimo libro, auto edito “Sono Cesare…tutto bene!” ci conduce in un mondo fatto di esperienze impensabili, di fiducia e di osservazione ma anche di isolamento, sfinimento, solitudine, paura, incomprensione, emarginazione.
Uno stile pulp accompagnato da citazioni di artisti filosofi, scrittori, musicisti che lo hanno ispirato come Kerouac, Sant’Agostino, Miles Davis, Gianni Amelio.
Giovanni Tommasini diventa scrittore per promuovere una corretta conoscenza dell’autismo e valorizzare gli elementi d’inclusione, nelle nostre collettività, nelle scuole e nel mondo del lavoro.
Non sono aumentati i casi di autismo, spiega Tommasini, sono semplicemente più visibili, rispetto agli anni ’90. Mancano sempre però strutture adeguate di welfare che possano sostenere genitori sfiniti e senza libretto d’istruzioni, aumentare le capacità dei figli di farsi carico dell’esperienza e garantire il “dopo di noi”.
Giovanni, da oltre 20 anni, affianca al suo lavoro di educatore, un importante percorso di autoanalisi, che ritiene necessario per chiunque faccia questo mestiere. Giovanni ci racconta: “quando arrivo ai giardinetti con i miei ragazzi, il parco si svuota”, frutto di una dominante cultura dello scarto, che emargina i deboli e i poveri.
Ma Giovanni Tommasini riporta al centro della nostra attenzione il valore della fragilità, l’importanza dell’accoglienza e il coraggio della comprensione dell’altrove fra di noi.
Sono 179 gli omicidi di donne nel 2013, +14% rispetto all’anno precedente.
La ricerca, a cura di Fabio Piacenti, presentata lo scorso 17 novembre, realizzata attraverso l’elaborazione e l’analisi dei dati estratti della Banca dati dell’Eures (validati dal Ministero dell’Interno), fotografa le dinamiche e l’evoluzione del femminicidio in Italia. Evidenzia il raddoppiamento delle violenze nel centro Italia, il sud supera il nord.
Il 70% dei femminicidi avviene in famiglia, per mano di un uomo e il principale movente è identificato nel possesso. Nel 2013 il 66,4% delle vittime di femminicidio familiare ha trovato la morte per mano del coniuge, del partner o dell’ex partner.
Si legge nel rapporto “Nell’ultimo decennio sono oltre 330 le donne uccise in Italia, per aver lasciato il proprio compagno. Quasi la metà nei primi 90 giorni dalla separazione – I “femminicidi del possesso” seguono generalmente la decisione della vittima di uscire da una relazione di coppia.”
Purtroppo si assiste anche all’aumento dei matricidi, per il protrarsi, secondo l’Eures, della crisi, che aumenta il disagio sociale e spinge i figli a colpire le madri per questioni economiche .
I segnali più forti sono i maltrattamenti pregressi, nel 2013 ben il 51,9% delle future vittime di omicidio (17 in valori assoluti) aveva segnalato o denunciato alle Istituzioni le violenze subite e allora perchè sono morte?
A rispondere ad alcune domande della redazione Viviana Vassura, responsabile ufficio stampa Eures,
Qual è la metodologia della vostra ricerca?
L’Eures Ricerche Economiche e Sociali ha istituito, già da diversi anni, un Osservatorio sull’Omicidio volontario in Italia, che raccoglie oltre 17 mila casi di omicidio volontario avvenuti in Italia tra il 1990 e oggi, analizzati secondo 216 variabili (144 relative alla vittima e 72 all’autore). Allo scopo di approfondire i diversi aspetti di maggiore interesse criminologico e sociologico e di rilevare i fattori di rischio omicidiario, sono inoltre rilevate alcune informazioni riguardanti la descrizione della scena del delitto, la dinamica della relazione tra la vittima e l’autore negli omicidi di coppia (tra coniugi, conviventi, partner, ex coniugi/ex partner), la presenza di una o più forme di disagio della vittima e dell’autore (disagio psichico, dipendenze, stili di vita a rischio) e il contesto in cui si sviluppano gli eventi, con una particolare attenzione al femminicidio (rilevando i casi in cui l’omicidio ha seguito episodi di violenza, o denunce alle Forze dell’Ordine). Tale lavoro statistico è realizzato attraverso il monitoraggio quotidiano delle diverse fonti giornalistiche e le informazioni analitiche del Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale.
Qual è il dato più inquietante che emerge da questo rapporto?
Direi quello che noi abbiamo definito il “lessico dell’odio”: nel 2013 che la prevalenza dei femminicidi (51 vittime, pari al 28,5% dei casi), è stato commesso “a mani nude” (attraverso percosse, strangolamento e soffocamento) evidenziando, rispetto agli omicidi agiti ad esempio attraverso armi da fuoco o da taglio un più alto grado di violenza e rancore.
Produrrete anche il III rapporto per il 2014?
Il lavoro di raccolta dei dati è quotidiano, ad oggi stiamo infatti raccogliendo e analizzando i casi relativi agli omicidi nel 2014, che a fine anno saranno confrontati e validati con quelli del Ministero dell’Interno. È quindi presumibile che anche l’anno prossimo realizzeremo un approfondimento sul Femminicidio, o su un’altra fattispecie omicidiaria che a nostro avviso merita una più ampia riflessione.
Lei è una donna che messaggio si sente di lanciare a chi è vittima di violenza?
Direi alle donne che subiscono violenze, vessazioni o maltrattamenti i qualsiasi tipo da parte del proprio compagno che non ci sono alibi o scusanti alla violenza di un uomo su una donna, perché un uomo che utilizza la violenza (anche psicologica) per affermare la propria forza o per umiliare la propria compagna quasi sicuramente continuerà a farlo. Il 30% delle donne vittime di omicidio all’interno di una relazione di coppia aveva subito maltrattamenti “noti” pregressi (ma probabilmente il dato è ancora più alto, considerando l’elevato “numero oscuro”, costituito dall’omertà e dalla mancata denuncia da parte delle vittime). Probabilmente se al primo segnale di violenza quelle donne avessero allontanato il loro carnefice adesso sarebbero ancora vive.
Grazie Viviana Vassura per il vostro impegno e il vostro lavoro,
La nostra redazione continuerà a tenere i lettori aggiornati sulle misure e i dati di questo fenomeno
Si dice decluttering, si traduce liberare dagli ingombri o decrescita domestica, può migliorare molto la qualità della vita e della salute e insegna a riconoscere i nostri veri bisogni.
Gli anglosassoni confermano che nella nostra quotidianità adoperiamo solo il 20% di tutto ciò che accumuliamo. E allora potete sbizzarrirvi in rete districandovi tra molti consigli utili per liberarsi del superfluo non solo tra le mura domestiche, ma anche in tutti i campi della vita.
Dal decluttering dell’armadio, proposto dal progetto 333, che implica un guardaroba di 333 abiti con solo 33 capi selezionati utilizzati in un mese e da Ophra Winfrey con il suo metodo che prevede di appendere tutti gli abiti nell’armadio al contrario, quando se ne utilizza uno lo si riappende nel verso giusto. Dopo 6 mesi, senza sforzo, si avrà una chiara idea dei capi indossati, solo quelli appesi correttamente.
Al decluttering dell’agenda e degli spazi professionali attraverso la redazione di liste e la pulizia dei nostri devices. Più spazio e più ordine favoriscono creatività e riorganizzazione delle idee e permettono l’acquisizione di quello che il guru David Allen ha definito: Get Things Done System (GTD).
Il concetto fondamentale del GTD è basato sulla necessità che ha una persona di sgombrare le cose da fare dalla propria mente e di registrarle ed organizzarle da qualche parte. Il metodo consiste nel liberare la mente dal lavoro di ricordare ogni cosa che deve essere fatta per concentrarsi pienamente sull’ eseguire questi compiti.
Quello che vogliamo sottolineare oggi è l’importanza degli spazi per i bambini e quindi di un’azione efficace di decluttering, insieme a loro, della loro cameretta e dei luoghi a loro dedicati.
Nella sua opera più importante, Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nella Casa dei Bambini,Maria Montessori definisce l’ “ambiente” come tutto l’insieme delle cose che il bambino può liberamente scegliere in esso e usare tanto quanto desidera, in corrispondenza delle sue tendenze e dei suoi bisogni di attività. I genitori non devono fare altro che aiutarlo in principio ad orientarsi tra cose diverse e ad apprenderne l’uso preciso, ciò lo inizia alla vita ordinata e attiva nell’ambiente; ma poi lo lascia libero nella scelta e nell’esecuzione del lavoro. Nell’ambiente c’è un potere educativo diffuso tutto intorno e le persone, i bambini e i genitori vengono a farne parte.
Dunque il primo buon motivo per riorganizzare gli spazi dei nostri figli è quello di aumentare il potere educativo dell’ambiente che li circonda. Non solo, secondo Raffaella Caso, una mamma (quasi) green, sono 5 i buoni motivi per avere pochi giochi: più creativtà, più qualità, più ordine, più amore per la natura e più soldi! E allora al via con una selezione ragionata e condivisa dei giochi nella cameretta!
Come sapete il network ama proporre tutte le visioni e allora dal Minnesota e dall’Illinois arrivano le ricerche che dimostrano, invece, come le persone immerse nel caos trovino le idee migliori. Sono la Carlson School of Managementche dimostra come il disordine favorisca le idee più rivoluzionarie e utili e la Northwestern University, dove si conferma la stretta relazione tra la capacità di disegnare immagini spettacolari e il disordine.
Il network promuove stili di vita sostenibili e funzionali a conciliare professione, genitorialità e creatività, dunque buon decluttering a tutti!
Ieri, 23 maggio 2014, abbiamo trascorso un pomeriggio entusiasmante nella sede di Insettopia, a via dei cerchi 75, Roma e insieme a noi c’erano genitori arrivati da tutta Italia. Gianluca Nicolettiapre l’Insettopia Day con un obiettivo chiaro: costruire la città ideale per genitori e figli autistici, le attività giuste e un progetto che non è un’associazione.
Insettopia è un luogo di rappresentanza di tutto ciò che nel mondo si muove sull’autismo, un confronto basato sull’esperienza delle famiglie per agire e influire a livello istituzionale per:
Riacquistare l’idea di una cultura dell’autismo;
Promuovere una legge che riconosca la diagnosi precoce costa poco;
Garantire sostegno specializzato a scuola, non può un sostegno generico trattare un ragazzo autistico;
Approfondire gli aspetti giuridici dell’handicap;
Progettare un sistema d’impresa tra le famiglie per avviarsi verso una serena vecchiaia.
Parla il neuropsichiatra del Bambin Gesù, Luigi Mazzone, fondatore dell’associazione progetto Aita, partner di Insettopia. L’autismo si può migliorare e’ necessario fare una corretta diagnosi, mancano strutture efficienti e percorsi terapeutici mirati ma, è molto importante, che i genitori non ricorrano ad autocure.
Poi esistono le attività ludico-ricreative che per i minori affetti ad autismo devono affiancare costantemente la terapia. AITA grazie all’iniziativa di Gigi Mazzone le ha fatte nascere a Catania. La Onlus inserisce bambini autistici affiancati da tutor, psicologi specializzati, in campi estivi, per favorire l’integrazione tra tutti autistici e normotipici. Obiettivo del professore insieme ad Insettopia attrarre fondi per realizzare, in Italia, il primo asilo ad hoc per bambini autistici su modello di Melbourne, per favorire la ricerca sulla disabilità e migliorare i percorsi di formazione specializzata sull’autismo.
Insettopia grazie all’impegno di Anna Masera ha ottenuto il patrocinio della Camera dei Deputatie Daniela bianchi consigliere della regione Lazio ha elaborato insieme a Insettopia e alle famiglie coinvolte, una proposta di legge regionale, oltre le singole istanze, per un’azione di sistema sui disturbi dell’autismo. Il cammino della proposta di legge vuole:
creare condizioni migliori x adolescenti e adulti miglioramento strutture e servizi;
aumentare attenzione sull’autismo fino a 18 anni;
sostenere le famiglie in difficoltà attraverso l’integrazione sanità -famiglie;
chiarire e rendere efficiente le forme e le modalità di accesso e presa in carico per tutta la vita;
favorire la diagnosi precoce;
favorire l’adozione di trattamenti e cure differenziate per età e grado;
Integrare la rete assistenziale;
promuovere la ricerca scientifica e la formazione professionale;
garantire progetti di sensibilizzazione e promozione sociale;
istituire una cabina di regia regionale gratuita dove sanità associazioni di genitori e istituzioni garantiscano un centro specialistico regionale d’eccellenza e ci siano numero posti sufficienti per i pazienti.
La legge verrà depositata lunedì mattina poi sottoposta alle valutazioni della Commissione e alla votazione del Consiglio, per fare del Lazio la prima regione che adotta una legge regionale sull’autismo e per cominciare a considerare e rispettare le 600 mila famiglie con casi di autismo che, oggi, rappresenta la prima causa di disabilità in Italia.
Franco Spicciarello e Pierluigi Dal Pino spiegano gli obiettivi della piattaforma on line. Aldo Curinga presenta la nuova versione di community, la redazione lavora coordinata da Silvia e Gianluca che ricavano informazioni dall’estero, generando servizi con tour operator Insettopia per ragazzi e famiglie. Carlo Maria Curinga ha progettato la sezione, Scelti per noi, meccanismo di recensione dei luoghi utili, per visualizzare tutti i luoghi recensiti da cittadini di Insettopia, luoghi dove c’è qualcosa in più, abituati ad accettare i bambini diversi che si doteranno per questo di un bollino Insettopia.
Insettopiarappresenta, in Italia, il primo aggregatore di servizi e cultura del e per l’autismo emammaiutamamma c’è!
Oggi parliamo di luoghi ricreativi e educativi per i più piccoli. Sperando che questo articolo possa far riflettere chi gestisce spazi dedicati a bambini e ragazzi.
Appena diventati genitori abbiamo la principale preoccupazione di trovare ambienti adeguati e stimolanti per i nostri figli. Vivendo a Roma con 3 bambini di 10, 5 e 3 anni ho deciso di trascorrere un pomeriggio da Explora.
Un grande giardino attrezzato sulla flaminia svela bellezze segrete di Roma mentre la struttura su due piani offre stimoli educativi. Ma quali?
Al piano terra un camion dei pompieri ormai consumato, una banca, un orto in plastica e un supermercato! La migliore espressione di una società del consumo su larga scala! Così come e’ impostato il gioco permette solo di scegliere, pesare e passare alla cassa i prodotti già confezionati. La banca è l’essenza di un Dio Denaro che ha superato l’uomo. Non è possibile fare calcoli, non si possono utilizzare computer e strumenti tecnologici perché completamente assenti, salvo tastiere pc non collegate.
Si apprezza lo sforzo di fornire un quadro normativo dei diritti dei bambini attraverso pannelli che sintetizzano in Italiano e inglese la carta Unicef dei diritti dei minori mentre si va al pino superiore. Il I piano è dedicato ai più grandi espone alcuni esempi di materiali, presenta i pesi e le misure e approccia la geografia con un’Italia da ricostruire per regioni. Negli ultimi 5 anni lo spazio e’ rimasto immutato.
Le domande nascono spontanee:
Quale valore vogliamo trasmettere ai più piccoli riproducendo un supermercato? E’ il momento della giornata che odio di più e se potessi ricorrerei solo a produzioni locali e artigianali.
Quale stimolo intellettuale stiamo offrendo in questo spazio incredibile, nel cuore della capitale?
E’ un servizio culturale competitivo in grado di attrarre le famiglie romane e turisti con bambini?
Ma soprattutto qualora garantisse un’elevata affluenza sarebbe capace di soddisfare l’offerta?
Possiamo, senza troppo sforzo, osservare buone pratiche in altre città: A Genova la città dei bambini, spazio analogo ad Explora, divide le aree gioco per età, si può costruire, calcolare, studiare, fare bolle di sapone, provare esperimenti scientifici, osservare formiche e tartarughe vere.
Propongo di ripensare Explora sopprimendo la banca, il supermercato e tutti i giochi in plastica, inserendo ad esempio materiali naturali da toccare, bolle di sapone, un’area per gli esperimenti scientifici del suono, dell’elettricità e un’area per le applicazioni tecnologiche, per i più piccoli, pannelli del mondo con calamite da attaccare nei paesi giusti che rappresentino bandiere, città, animali. Un’area per dipingere e costruire con la plastilina sempre aperta e disponibile per tutti, allestita con opere di grandi maestri per garantire intrattenimento educativo.
O nuovi e arditi mondi, patria di tali genti! Flatlandia, E.A. Abbott
Gianluca Nicoletti e Natalia Poggi sono gli energetici genitori di Tommy e Filippo. La loro è una famiglia speciale perché ogni giorno è impegnata a sensibilizzare il mondo su una problematica sotterranea e parallela, l’autismo.
Stanno compiendo una rivoluzione culturale con la realizzazione di Insettopia, il primo macro/micro-cosmo a portata di tutti, nel cuore della città di Roma.
Il manifesto della città ideale per ogni figlio autistico e per tutti i genitori e i cittadini che vogliono scoprire una realtà che tocca 1 bambino ogni 200, secondo l’ultima rilevazione dell’Istituto di Ortofonologia.
Si riparte dall’educazione, dalla cultura e dagli spazi sostenibili!
Così scrive Nicoletti, già autore di un brillante racconto di amore e sfida al senso di impotenza, Una notte hosognato che parlavi,
Lavorerò alla realizzazione della mia Insettopia, anche perché so che nella testa di ogni genitore di autistico c’è l’ idea fissa della città ideale per suo figlio. Dove riesca a vivere felice e sicuro, in contatto con chiunque, ma protetto. Vedere ragazzi nel pieno della vita passare le giornate chiusi in casa a guardare il mondo dalla finestra, perché nessuno ha una proposta di vita diversa per loro, credetemi, è veramente sconsolante e uccide da dentro ogni familiare costretto a pensare che così sarà per sempre, o almeno finché potrà occuparsene lui. Del dopo nemmeno si ha voglia di pensare.
Insettopia ora ha un suo primo indirizzo dove abbiamo creato un centro di raccolta per chiunque faccia richiesta di cittadinanza.
E’ una procedura semplicissima e veloce, sarà il primo passo per diventare cittadinie collaborare alla concreta costruzione della città.Insettopia è il luogo dell’immaginario sognato da chiunque abbia a che fare con ragazzi autistici.
Con il supporto di un comitato scientifico, Insettopia si prefigge lo scopo di creare una nuova cultura dell’autismo e battersi, con media partner qualificati, per fare chiarezza riguardo ogni luogo comune sulla disabilità psichica, ogni informazione superficiale, ogni leggenda e superstizione. Creare perciò le premesse per una fotografia realistica dell’autismo su tutto il territorio nazionale e in futuro vicino anche internazionale.
Usando tecnologie che consentono una scambio tra il fisico e il digitale, Insettopia vuole diventare un mediatore di progetti concreti ed efficaci tra le associazioni di familiari e le istituzioni. Politici e amministratori non potranno più giustificare la loro latitanza, Insettopia rappresenterà un fronte omogeneo.
Il 22 febbraio 2014 è stata finalmente liberata la leader Yulia Tymoshenko, prima donna a ricoprire l’incarico di primo ministro in Ucraina, madre di Eugenia, che non ha mai smesso di lottare durante la sua prigionia.
La pasionaria della Rivoluzione arancione è stata rilasciata sulla sedia a rotelle dall’ospedale-carcere di Kharkiv. E’ uscita dopo l’ok del Parlamento di Kiev, in base a una decisione della Corte europea per i diritti dell’Uomo, del 29 aprile 2013, che depenalizza il reato di “abuso d’ufficio”, per il quale nell’ottobre 2011, Yulia era stata condannata a sette anni di reclusione.
Yulia Tymoshenko ha ricoperto l’incarico di primo ministro per alcuni mesi nel 2005 e successivamente dal 2007 al 2010, anno in cui perse le presidenziali al ballottaggio, contro Viktor Ianukovich, il capo dello Stato destituito sabato.
Dopo settimane di sanguinosi scontri culminati in una battaglia di 72 ore a Kiev, venerdì 21 febbraio è arrivato l’accordo con la convocazione di elezioni presidenziali anticipate, la formazione di un governo di unità nazionale e la liberazione della Tymoshenko. Alla guida del paese c’è Oleksandr Turcinov, alleato di ferro di Tymoshenko, nominato presidente ad interim. Le prime cifre ufficiali parlano di 82 morti e 645 feriti.
“È caduta la dittatura”: queste le prime parole dell’ex premier, 53 anni, appena rilasciata. “Oggi – ha detto la Tymoshenko – l’intero nostro Paese può vedere il sole e il cielo perché oggi la dittatura è caduta. E la dittatura è caduta non grazie ai politici e ai diplomatici, ma grazie a coloro che sono scesi in strada riuscendo a proteggere le loro famiglie e il loro Paese. Ora – ha aggiunto – dobbiamo fare di tutto per assicurare che i manifestanti non siano morti invano”.
La principessa del gas, la donna più potente del mondo nel 2005 secondo Forbes, la pasionaria della rivoluzione arancione, Yulia Timoshenko, continua ad impegnarsi per il suo paese e ha già dichiarato di volersi ricandidare alle presidenziali.
Nella piazza Maidan di Kiev, la sera del 22 febbraio ha deposto dei fiori per le vittime della repressione dichiarando: “sono i miei eroi”.
Colorata e interattiva, la Rete dei draghi è una rivoluzione per l’approccio all’arte contemporanea da parte dei bambini. Il tappeto multicolore permette infatti di entrare, saltare, rotolare, arrampicarsi, strisciare, appendersi e muoversi su vari livelli. L’opera è appositamente creata per coinvolgere il pubblico, in particolare i bambini, in maniera attiva e per restituire ai più piccoli un ambiente stimolante e creativo.
La Rete dei Draghi fa parte del più ampio progetto di Toshiko Horiuchi Mac Adam: Interplay Design and Manufacturing che promuove la public art for kids, e nasce da un’interazione casuale di bambini con un’opera d’arte di Toshiko, l’Amaca multipla n° 1.
Un giorno infatti, due bambini attratti dai colori variopinti di una delle strutture tessili di Toshiko le chiedono di potersi arrampicare, così Toshiko scopre che il suo lavoro, a causa del peso dei piccoli, cambia forma, si trasforma in modo inaspettato. Da allora Toshiko modifica il senso della sua arte, impegnandosi nel progetto di creare strutture di gioco sostenibili per i bambini di tutto il mondo.
L’installazione è il frutto della partnership tra il museo Macro e Enel contemporanea che ha promosso a Testaccio un altro successo, Big Bambú, la gigantesca installazione di Mike+Doug Starn inaugurata lo scorso dicembre.
Big Bambùe la Rete dei Draghisono un perfetto esempio di collaborazione tra cultura, arte, impresa e società civile e garantiscono la condivisione di un patrimonio globale che valorizza e migliora la nostra città.