Cyberbullismo, i dati in crescita. Intervista alla criminologa Roberta Bruzzone, autrice del libro: Nella tela del ragno, manuale di autodifesa digitale

Il network continua a porre la propria attenzione sui fenomeni di bullismo e cyberbullismo, al centro della cronaca quotidiana e in rapido aumento.  Lo fa intervistando Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, autrice, insieme a Emanuele Florindi, del libro: Nella tela del ragno, manuale di autodifesa digitale.

Buongiorno dottoressa,

grazie per questo suo contributo, il manuale rappresenta una vera e propria guida ai rischi della rete, con buone pratiche e indicazioni operative da adottare per navigare in sicurezza e difendersi in caso di aggressioni. Una chiara descrizione delle molteplici articolazioni dell’interazione nel web.  

Nella sua pubblicazione affronta differenti devianze della rete, dal cyberstalking al Revenge Porn, attraverso il Gaming indaga i caratteri misogeni della comunicazione online, Harassment, IAI. Volendo focalizzarsi sul cyberbullismo molte sono le definizioni attribuite al fenomeno. La legge 71 del 29 maggio 2017 lo definisce come una forma di abuso realizzata per via telematica, lei nel suo libro parla di continuum tra mondo fisico e liquido:

  • Possiamo ritenere i due fenomeni, bullismo e cyberbullismo indissolubili?
  • In caso affermativo, secondo lei quali sono le principali ragioni di questo binomio?

BRUZZONE: si, ritengo che ormai separare le due condizioni sia anacronistico, perché ormai tutto ciò che è bullismo è destinato ad essere utilizzato nel mondo online e nel mondo social, quindi a diventare cyberbullismo. Una distinzione oggi diventa difficile trovarla. L’aspetto centrale che ci aiuta a riconoscere quando si tratta di bullismo e cyberbullismo è il concetto di asimmetria, ci deve essere qualcuno che subisce in maniera sistematica molteplici modalità di violenze reiterate, da parte di uno o più soggetti che, in maniera organizzata, lo attaccano quotidianamente. Oggi questo tipo di modalità sono spesso di matrice persecutoria e possono assumere diverse forme. Purtroppo quello che i dati restituiscono, è che la problematica del bullismo e cyberbullismo vede sempre più spesso anche le ragazze protagoniste in maniera negativa, ossia come bulle e cyberbulle.

La legge sul cyber-bullismo è quindi indirizzata ai minori:

  • Ritiene che sia necessario estenderla agli adulti? Penso agli atti di cyber-bullismo diretti contro i professori e penso alla normativa sullo stalking.

BRUZZONE: io non credo che serva, onestamente io ho qualche perplessità sulla normativa introdotta, perché non la ritengo granché efficace. Abbiamo già, nel codice, tutta una serie di reati anche più gravi, come tipologia di capo d’imputazione rispetto al cyberbullismo, che potrebbero essere contestati anche ai minori. Non ha senso quindi estenderlo agli adulti perché ci sono già una serie di reati che ampiamente ricomprendono le condotte di questo genere: la diffamazione aggravata, gli atti persecutori, il revenge porn, non ipotizzerei l’allargamento di questa fattispecie di reato, che non mi sembra abbia rappresentato uno strumento a tutela delle vittime, anche se minori.

Secondo il rapporto ISTAT di giugno 2020, Bullismo e Cyberbullismo colpiscono spesso gli stessi ragazzi: tra quanti hanno riportato di aver subìto ripetutamente azioni offensive online, ben l’88% ha subìto altrettante vessazioni in contesti fisici. La diffusione in rete, come lei ben chiarisce, permette e garantisce la spettacolarizzazione del reato:

  • Ritiene che il gestore del sito internet o del social media debba avere maggiore responsabilità e autonomia nella tempestiva rimozione di contenuti violenti, anche prima della segnalazione di un soggetto abusato?

BRUZZONE: assolutamente si, io infatti proporrei se proprio dobbiamo cambiare la normativa, prevederei un profilo di responsabilità da parte del Provider. Le piattaforme social importanti come youtube, facebook, instagram sono quelle dove di fatto i contenuti vengono poi divulgati e dove si potenzia l’effetto dannoso di questo tipo di condotte nei confronti della vittima. Ritengo quindi che una normativa efficace dovrebbe prevedere anche un profilo di responsabilità da parte di questo tipo di piattaforme laddove non agiscano tempestivamente per cancellare questo tipo di contenuti.

 Secondo i dati presentati nel 2021 da Moige, Movimento Italiano Genitori onlus,  dopo la pandemia, il 17% dei ragazzi tra 6 e 10 anni è iscritto a Tik Tok e Instagram, il 64% tra 11 e 14 anni e il 70% tra i 15 e i 20 anni. Pervasività, persistenza, anonimato, mancanza di empatia e disimpegno morale, sono le caratteristiche principali del cyberbullismo. 

Come da lei descritto nel manuale il cyberbullismo investe maggiormente le ragazze, colpite da commenti a sfondo sessuale, il 12,4% contro il 6,7% dei maschi, mentre il 46% dei maschi ha raccontato di essere stato vittima di bullismo da parte dei compagni.

  • Possiamo quindi ritenere il cyberbullismo un ulteriore strumento pericolosissimo di diffusione e rafforzamento della violenza di genere?

BRUZZONE: sicuramente si, quello che viene definito cyberbullismo ha contenuti diffamatori, persecutori, a volte esplicitamente di molestie sessuali. Il contenitore cyberbullismo è un contenitore che in realtà già ricomprende una serie di condotte sanzionate dal nostro codice, anche nei confronti dei minori, quindi al momento questo valore aggiunto legato all’introduzione di questa particolare norma non lo vedo granché, anzi penso che sarebbe molto più efficace un’imputazione per esempio di atti persecutori piuttosto che per cyberbullismo.

  • Come è possibile disinnescare la mancanza di empatia e il disimpegno morale del: “se l’è cercata,  perché aveva la minigonna e non i jeans, perché ha condiviso inizialmente volontariamente materiali hard“….

BRUZZONE: E’ un problema molto complesso, per arrivare al punto da non avere empatia, non essere in grado di leggere la sofferenza che si crea, significa che dietro c’è un soggetto cresciuto senza sviluppare quel tipo di funzione, che è una funzione fondamentale dell’io e che è chiaramente un elemento che fa la differenza tra un essere umano che funziona ed un essere umano che diventa un predatore, quindi pericoloso. Nell’età adolescenziale se l’empatia non ce l’hai già è un po’ difficile fartela sorgere.

Nel suo manuale sono molti chiari gli identikit dell’aggressore e dei seguaci, gregari complici del bullo:

  • Quali sono le azioni più efficaci da mettere in campo per prevenire il disimpegno morale, l’effetto branco e la violenza?

BRUZZONE: il problema è enorme per contrastare questo fenomeno più che agire sui bulli è necessario agire sugli spettatori, i gregari, i bystanders, come si dice in gergo, quelli che anche, di fatto, con la loro indifferenza sostengono l’operato dei bulli e dei cyberbulli. E’ su di loro che dovremmo lavorare perché su di loro probabilmente ci sono maggiori margini rispetto ai bulli. Molti di questi soggetti non prende posizione, non protegge la vittima perché teme di diventare vittima a sua volta, quindi probabilmente il lavoro da fare molto importante soprattutto nelle famiglie italiane e a scuola, è quello di lavorare sui ragazzi, su quelli che non sono bulli, che non commettono atti di bullismo ma che assistono agli atti di bullismo commessi da altri senza prendere posizione.

Spesso i genitori non riescono a controllare l’accesso ai contenuti e la navigazione dei più piccoli e a responsabilizzare gli adolescenti. Secondo i dati Moige 2021: 6 ragazzi su 10 sono connessi senza controllo, e secondo i dati Telefono Azzurro, il 30% dei genitori italiani ammette di non avere adeguate competenze sulle tematiche online, in particolare su cyberbullismo, incitazione al suicidio, autolesionismo, hate speech e sextortion.  Secondo il 39% dei genitori la scuola dovrebbe essere il punto di riferimento per la formazione digitale, eppure, quasi la metà degli insegnanti (il 46%) non si considera adeguatamente preparato per colmare le lacune informative. 

Nel periodo del confinamento, è stato registrato un incremento del +26% delle richieste di aiutoLe motivazioni sono riferibili: 21,2% attività di cyberbullismo più frequente; 10,1% sexting; 6,5% violazione della privacy, ma anche paura e ansia (+8%), ideazione suicidaria (+29%), atti autolesivi (+27%), disturbi alimentari (+22%) e percezione dell’immagine corporea (+22%). 

Il periodo della pandemia ha determinato anche delle limitazioni all’azione del Garante della privacy, azioni in deroga alle condizioni di protezione della privacy, possiamo dire che il Covid ha determinato una modifica unilaterale delle condizioni della privacy:

  • Quali possono essere i rischi connessi all’indebolimento delle condizioni di protezione della privacy per ragioni istituzionali, governative?

BRUZZONE: Ha conseguenze deleterie, già siamo troppo generosi a condividere informazioni che ci riguardano, con l’abbattimento di certi tipi di barriere e protezioni, devo dire che questo mi preoccupa moltissimo non solo per quanto riguarda i più giovani ma anche per quanto riguarda il mondo degli adulti.

Arriviamo dunque alle azioni da adottare in caso di abuso, indicate nel Cyber Civil Rights Initiative: 

  • documentare il fatto con screenshot; 
  • denunciare alle Forze dell’Ordine; 
  • segnalare il contenuto illecito al gestore del servizio; 
  • bloccare il mittente; 
  • parlare con una persona di fiducia;
  • richiedere assistenza psicologica.

Alcune delle ragioni per cui i ragazzi non denunciano le pratiche subite vanno ricercate nella mancanza di fiducia negli adulti, inclusi gli insegnanti; la paura di ritorsioni e ripercussioni; il senso di colpa, vergogna, stato confusionale che spinge le vittime a sentirsi sbagliate, rendendo difficile capire a chi rivolgersi per chiedere aiuto. Sono quindi molto importanti alcune regole di autodifesa da lei indicate, per i ragazzi:

  • evitare di postare informazioni troppo personali;
  • modificare le impostazioni account; 
  • rimuovere le opzioni di collegamento;
  • verificare le immagini taggate; 
  • disattivare il GPS e WI-FI quando non siano necessari.

Le proposte del network per rafforzare le pratiche di prevenzione e contrasto del fenomeno sono:

  1. garantire un coordinamento multi-disciplinare;
  2. implementare la corretta ed univoca rilevazione dei dati, fondamentale per una piena comprensione del fenomeno e l’individuazione di efficaci strumenti di contrasto oggi ancora assenti; 
  3. inserire il tema della privacy e dell’identità digitale nel piano di offerta formativa, all’interno della materia di educazione civica nelle scuole; 
  4. formare costantemente i genitori e i docenti sul tema;
  5. aumentare l’impegno di spesa sanitaria destinato alla salute mentale, oggi pari solo al 3,5%;
  6. Potenziare gli interventi destinati ai giovani per influenzare il contesto dei pari, favorendo un cambiamento positivo nel Gruppo, tale da ridurre il rinforzo sociale che il bullo si aspetta di ricevere, abbassandone quindi la motivazione a mettere in atto i comportamenti di prevaricazione e favorire la comparsa di comportamenti empatici;
  7. Inserire la responsabilità del provider nella legge contro il cyber-bullismo.

Nella comunità virtuale siamo chiamati ad uno sforzo collettivo per educare i membri, cittadini digitali moralmente responsabili, a mettere al centro della propria azione l’altro. 

Vogliamo ricordare alcune delle vittime di questo fenomeno:

  • 2012 Amanda Todd, Canada
  • 2012 Andrea Spezzacatena, Italia
  • 2013 Carolina Picchio, Italia
  • 2018 Amy Everett, Australia
  • 2021 Antonella Sicomero, Italia

Nella profonda convinzione che dalle azioni del singolo dipenda il destino di tutti.

di R. Bonani

Sono aperte le iscrizioni online per l’A.A. 2023-2024, fino al 30 gennaio.

Dal 9 fino al 30 gennaio 2023 è possibile compilare l’iscrizione online sul sito del MIUR.

Care mamme, cari genitori,

dal 9 fino al 30 gennaio 2023 sono aperte le iscrizioni per l’Anno Scolastico 2023/2024. 

La procedura deve essere effettuata online, sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito, qui.

In caso di prima iscrizione, è necessario abilitarsi al sito accedendo con l’identità digitale: SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CIE (Carta di identità elettronica), eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature). 

Una volta effettuata l’abilitazione è possibile procedere con l’inserimento dell’iscrizione cliccando sul tab:

e seguendo quindi il percorso guidato. 

Tra le informazioni richieste c’è il codice meccanografico dell’Istituto scelto, che equivale ad un codice alfanumerico di identificazione della scuola. Può essere rintracciato sul sito Scuola in Chiaro.

Potete scaricare qui la guida operativa per la compilazione della domanda. 

Per orientarsi nella scelta del percorso di studi, è possibile anche consultare la Lettera del Ministro e dati statistici di orientamento sui percorsi di studio e le professioni più richieste.

Il servizio è molto semplice e intuitivo, i dati forniti verranno utilizzati anche per l’attivazione del Registro Elettronico, strumento di comunicazione tra Istituto e genitori e per l’invio delle comunicazioni ufficiali della Scuola.

Stay Tuned!

“Quando le parole fanno più male delle botte”, Carolina Picchio, un ricordo.

Nasce il percorso digital audio del network MaMnet, storie di cronaca, interviste e testimonianze sul cyber-bullismo, contenuti di formazione digitale ed educational entertainment, guida all’uso consapevole della rete. 

Cari genitori, cari lettori, 

prosegue l’impegno del network per un’educazione digitale trasversale, destinata a genitori, figli, educatori e utenti più in generale. 

Sono trascorsi 10 anni dalla tragica conclusione della vita di Carolina Picchio. Vogliamo ricordarla ringraziando il padre, Paolo Picchio e l’Avvocato Anna Livia Pennetta, per il loro impegno, che ha portato alla nascita della prima legge europea contro il cyberbullismo, ringraziamo gli operatori della Fondazione Carolina per l’attenzione sul tema dell’educazione digitale.

Nasce il percorso digital del network MaMnet, storie di cronaca, interviste e testimonianze sul cyberbullismo, contenuti di formazione digitale ed educational entertainment, guida all’uso consapevole della rete. 

Ringraziamo la Fondazione Carolina che ha autorizzato la realizzazione del digital audio original MaMnet di Rachele Bonani , Cyberbullipod: primo episodio: “Carolina, quando le parole fanno più male delle botte”, in onda nei prossimi giorni sul canale Edutainment no profit, Licensync.

Carolina è la prima vittima di cyber-bullismo nel nostro paese. Grazie all’impegno del padre, Paolo Picchio e dell’Avvocato Anna Livia Pennetta, la legge numero 71, del 29 maggio 2017, è la prima legge italiana ed europea sul fenomeno ed è dedicata a Carolina. 

La prima intervista del network è all’Avvocato Pennetta, che ha creato, insieme a Paolo Picchio, la Fondazione Carolina

Oggi l’organizzazione è impegnata a garantire un intervento continuativo di educazione, sensibilizzazione e formazione della società civile, perché la sicurezza online sia principio e valore condiviso. 

Di portata storica l’iniziativa Genitori in blue Jeanstour educativo ideato da Fondazione Carolina, con il coinvolgimento del big dei social, TikTok. L’iniziativa ha l’obiettivo di supportare educatori e famiglie per accompagnare adeguatamente gli adolescenti nel loro percorso online e garantire un uso consapevole e sicuro della e nella rete. 

NoPainNoGain è il bando lanciato dalla Fondazione per sostenere progetti scolastici di prevenzione della violenza e della discriminazione di genere, online. Una prevenzione partecipata, costruita dagli stessi studenti attorno ad un principio di sicurezza condivisa. Prima all’interno del gruppo classe, poi con le istituzioni e le associazioni locali, quindi per restituire a tutto il territorio quanto sviluppato dai ragazzi. 

Connessioni Delicate è il primo progetto nazionale di salute digitale a tutela dei minori. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra le Associazioni italiane di pediatria, la Fondazione e Meta. Il percorso conferma la scarsa consapevolezza da parte delle famiglie sulle conseguenze di un uso improprio degli strumenti digitali da parte di neonati, bambini e ragazzi fino a 15 anni ed è volto a migliorarla. 

Ringraziamo quindi per l’impegno tutti gli operatori della Fondazione. Il network continuerà a segnalare tutte le iniziative dell’organizzazione,
stay tuned! 

Scuola, proroga al 4 febbraio della scadenza delle iscrizioni.

Scuola: è stato prorogato al 4 febbraio 2022 il termine per presentare le iscrizioni online tramite il sito del MIUR per l’anno scolastico 2022-2023

Scade alle ore 20 del 4 febbraio il nuovo termine per le iscrizioni scolastiche a.a. 2022/2023, di ogni ordine e grado.

Le iscrizioni devono essere effettuate online sul sito del MIUR.

Per accedere è necessario possedere una delle seguenti identità digitali:

  • SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale)
  • CIE (Carta di identità elettronica)
  • eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature).

E’ necessario dotarsi anche del codice meccanografico della scuola, codice alfanumerico che identifica l’istituto scolastico. Si trova nella homepage dei siti web delle scuole o è ricavabile dal sito SCUOLA IN CHIARO.

Le iscrizioni on line sono obbligatorie per le scuole statali e facoltative per le scuole paritarie; riguardano anche i corsi di istruzione e formazione dei Centri di formazione professionale regionali delle regioni che hanno aderito alla procedura: Calabria, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto.

La nota istituzionale diffusa alle scuole dal MIUR, venerdì 28 gennaio, comunica che la proroga è determinata dal “protrarsi dell’emergenza epidemiologica” e delle connesse difficoltà che possono aver avuto le famiglie nell’effettuare le iscrizioni. Le istituzioni scolastiche, viene specificato, dovranno comunque supportare i genitori, privi di strumentazione informatica, o impossibilitati ad acquisire un’identità digitale.

Affrettatevi sono gli ultimi giorni!

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#DONNA cambiamo la definizione

#donnacambiamoladefinizione
per ridurre il carico di violenza di cui oggi le donne sono vittime anche a causa delle parole che le descrivono.’

Il network sostiene la petizione per l’aggiornamento della voce DONNA nel dizionario Treccani.

L’appello per la revisione di uno dei riferimenti più importanti della cultura italiana è dovuto alla profonda convinzione che ‘sia necessario ridurre il carico di violenza di cui oggi le donne sono vittime anche a causa delle parole che le descrivono.

Stimolate dalla vittoria dell’italiana Maria Beatrice Giovanardi che ha ottenuto dal prestigioso vocabolario di lingua inglese, Oxford Dictionary, l’aggiornamento della parola “woman” e di altri termini sessisti, nel consultare la stessa voce nel dizionario dei sinonimi Treccani, glottologi, lessicografi, personaggi della cultura, hanno firmato e pubblicato l’appello sulla Repubblica, il 4 marzo 2021, perchè nel consultare la voce DONNA, hanno letto quanto segue:

“donna /’dɔn:a/ s. f. [lat. dŏmĭna “signora, padrona”, lat. volg. domna]. – 1. [essere umano adulto di sesso femminile] ≈ ‖ femmina, signora. ↔ uomo. ‖ maschio, signore. ● Espressioni: eufem., buona donna, donna da marciapiede (o di malaffare o di strada o di vita o, eufem., di facili costumi) → □; donna di casa ≈ casalinga, massaia; donna-ragno → □. 2. (fam.) [donna con cui si ha un rapporto sentimentale: la mia d.] ≈ amata, compagna, fidanzata, innamorata, ragazza. 3. (mest., fam.) [donna che attende a pagamento alle faccende domestiche: d. (di servizio) a ore] ≈ cameriera, colf, collaboratrice domestica, domestica, (lett., scherz.) fantesca, (spreg.) serva. ↔ padrona, signora. 4. (gio.) a. [figura delle carte da gioco] ≈ dama, regina. b. [pezzo del gioco degli scacchi] ≈ regina. □ buona donna, donna da marciapiede (o di malaffare o di strada o di vita o, eufem., di facili costumi) [donna che esercita la prostituzione o che è giudicata simile alle prostitute, anche come epiteto ingiurioso] ≈ (volg.) bagascia, (eufem., non com.) baiadera, (volg.) baldracca, (roman., volg.) battona, (eufem.) bella di notte, (spreg.) cagna, cocotte, (eufem.) cortigiana, (spreg.) donnaccia, (eufem.) donnina allegra, (eufem., disus.) falena, (gerg., non com.) gigolette, (eufem.) lucciola, (non com.) lupa, (merid.) malafemmina, (roman., volg.) marchettara, (lett.) meretrice, (region., volg.) mignotta, (eufem.) mondana, (eufem.) passeggiatrice, (eufem., disus.) peripatetica, prostituta, (lett.) putta, (volg.) puttana, (ragazza) squillo, (lett.) sgualdrina, taccheggiatrice, (volg.) troia, (spreg.) vacca, (region., volg.) zoccola. □ donna-ragno [artista circense che esegue esercizi di contorsionismo] ≈ contorsionista. [⍈ CAMERIERA, CAMERIERE, UOMO].”

L’Oxford Dictionary e Zanichelli hanno confermato la fondatezza della necessità della revisione e Mammaiutamamma lancia la challenge perché l’autorevole dizionario online promuova una rivoluzione del linguaggio.

La motivazione per cui più della metà dei sinonimi ha un’accezione misogina, è che Treccani è un testimone storico e sociale delle parole e secondo quanto dichiarato online riflette un marchio misogino che, attraverso la lingua, una cultura plurisecolare maschilista, penetrata nel senso comune, ha impresso sulla concezione della donna. Il dizionario, registrando, a scopo di documentazione, anche tali forme ed espressioni, in quanto circolanti nella lingua parlata odierna o attestate nella tradizione letteraria, ne sottolinea sempre, congiuntamente, la caratterizzazione negativa o offensiva.

Perchè però Treccani si dimentica il suo ruolo di testimonianza attraverso le accezioni negative, riservate alla parola DONNA, relativamente a diversi altri termini e sostantivi?

La comunicazione articolata attraverso la lingua concorre a CREARE e FORGIARE la realtà, Toni Morrison premio Nobel della Letteratura nel 1993, scrisse: Essendo una scrittrice pensa che il linguaggio sia in parte come un sistema, in parte come una cosa vivente sulla quale si ha il controllo, ma soprattutto come un’azione – come un atto che porta a delle conseguenze. Il linguaggio oppressivo fa qualcosa di più che rappresentare la violenza; è la violenza; fa qualcosa di più che rappresentare i limiti della conoscenza; limita la conoscenza. Se è il linguaggio che offusca lo stato o il falso linguaggio dei media stupidi, è l’orgoglioso ma imbalsamato linguaggio dell’accademia o il comodo linguaggio della scienza; se è il linguaggio maligno della legge senza etica, o il linguaggio fatto apposta per discriminare le minoranze, nascondere il suo razzistico saccheggio nella sua sfrontatezza letteraria – esso deve essere rifiutato, modificato e palesato.

Il linguaggio sessista, razzista, fideista fa di più del rafforzare la violenza, E’ VIOLENZA, quando le parole fanno più male delle botte, è l’ultimo messaggio di Carolina Picchio, quattordicenne vittima nel 2013 di offese e denigrazioni riconducibili al fenomeno oggi definito cyberbullismo, si è tolta la vita vittima della catena esponenziale del linguaggio oppressivo.

Ospitiamo le parole che accompagnano la definizione positiva di donna, ricordando che, il 12 aprile 2021, per la prima volta nella storia è stata nominata a dirigere il CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Maria Chiara Carrozza e che dopo 170 per la prima volta nella storia la Reuters è guidata da una donna, italiana, Alessandra Galloni.

Firma la petizione,

partecipa alla challenge, pubblica la tua foto per il cambiamento.

Le guide utili della Asl Roma I per i genitori ai tempi del Covid.

Questa settimana il network segnala, per la sezione informamma, le importanti iniziative della ASL di Roma, rivolte ai genitori. L’impegno del network è mirato alla diffusione e condivisione di iniziative, informazioni e politiche a sostegno della famiglia, per favorire equilibrati ambienti di vita e apprendimento.

Questa settimana il network segnala, per la sezione INFORMAMMA, le importanti iniziative della ASL di Roma rivolte alle famiglie. Sono le guide di supporto ai genitori nella gestione dell’emergenza sanitaria. Nell’attesa di ricevere chiare indicazioni operative, a livello nazionale e locale, sulla riapertura delle scuole di ogni ordine e grado, la comunità si organizza.

E così, per i bambini dell’ultimo anno della scuola d’infanzia, l’Azienda Sanitaria Locale di Roma 1, grazie al team del TSRMEE (Tutela Salute Mentale e Riabilitazione dell’ Età Evolutiva), ha preparato e pubblicato sulle piattaforme web della ASL, un importante opuscolo con proposte di attività da svolgere insieme ai piccoli. Clicca qui per scaricare l’opuscolo.

Questa guida pratica è a cura della logopedista Graziella Fancello e della terapista di neuropsicomotricità dell’età evolutiva, Valentina Grassi, che suggeriscono semplici esercizi-gioco per stimolare e osservare lo sviluppo delle abilità dei propri figli, fornendo ai genitori le necessarie indicazioni.

L’obiettivo è quello di supportare i genitori nelle attività di gioco con le competenze metafonologiche (abilità di manipolazione dei suoni che formano le parole), con l’attenzione visiva (capacità di esplorare il materiale visivo e focalizzarsi su una richiesta) e con le attività di pregrafismo e di coordinazione visuo-motoria.

Insieme alle attività per i più piccoli, altro importante strumento di supporto per i genitori, fornito dalla ASL Roma 1, è la guida sulla gestione dei figli con disordini FASD, sia bambini che adolescenti, redatte dal CRARL (Centro di Riferimento Alcologico della Regione Lazio). Il #lockdown è una fase delicata per tutti, queste indicazioni sono finalizzate a consentire ai genitori di affrontare nel modo migliore la situazione prima e dopo la pandemia. Clicca qui per scaricare l’opuscolo.

L’impegno del network è mirato alla diffusione e condivisione di iniziative, informazioni e politiche a sostegno della famiglia, per favorire equilibrati ambienti di vita e apprendimento.

Stay tuned @mammaiutamamma!

La ‘Normale va a scuola’ è l’iniziativa per le scuole secondarie di II grado promossa dalla Normale di Pisa

Vogliamo dare una piccola carezza simbolica a ciascuno degli studenti e delle studentesse, e dir loro che non sono stati dimenticati, e che il futuro – un futuro di soddisfazioni personali e collettive – resta sempre e comunque alla loro portata.

Scade a mezzanotte di lunedì 20 aprile 2020 il bando per aderire all’iniziativa nazionale LA NORMALE VA A SCUOLA.

Docenti, ricercatori e ricercatrici della Normale si rendono disponibili per tenere lezioni a distanza alle classi interessate, su argomenti e approfondimenti del programma scolastico, un percorso didattico che rappresenta un’opportunità di crescita comune.

Gli insegnanti/le insegnanti delle scuole secondarie di secondo grado che intendono far partecipare le proprie classi all’iniziativa devono compilare il form online, disponibile cliccando su questo link .

Il network ha intervistato uno dei promotori dell’iniziativa Francesco Morosi, assegnista, classe di lettere e filosofia.

Come nasce l‘iniziativa?

L’iniziativa nasce da una grande amicizia: quella fra la Normale e le scuole secondarie italiane. Un’amicizia per così dire storica: all’atto della sua fondazione, la Normale aveva lo scopo di ‘dare le norme’ a una rinnovata classe di insegnanti da inviare in Toscana e in Italia. Nel corso dei suoi 210 anni di vita, nonostante abbia parzialmente cambiato missione, la Normale ha mantenuto un legame molto forte con le scuole secondarie, un legame di collaborazione fattiva e di grande rispetto: se le scuole superiori italiane non dessero a giovani di ogni estrazione e ogni provenienza una preparazione di base solida, non potrebbe esistere nemmeno lo scopo della Normale, reclutare ogni anno i sessanta giovani più brillanti d’Italia, da portare a Pisa per una formazione universitaria di alto livello. Peraltro, la Normale lavora da tanto tempo con e per le scuole. Ricordo soltanto le due iniziative più qualificanti: i corsi di orientamento universitario (oggi al loro 40° anno di vita) e i corsi di formazione per insegnanti, in collaborazione con l’Accademia dei Lincei. Così, quando abbiamo compreso che cosa avrebbe comportato per le scuole italiane questa emergenza sanitaria, abbiamo subito capito che dovevamo intervenire, per tendere una mano, ancorché simbolica, a un’amica in difficoltà. Su invito del direttore e del vicedirettore della Normale, i nostri docenti e il nostro personale di ricerca si sono mobilitati in forze: con grande generosità ciascuno ha detto “presente”, e ciascuno ha voluto dare il suo contributo. In queste settimane si parla molto, e giustamente, dell’eroismo di molte categorie professionali; ma di rado si sottolinea il grande senso civico e il grande lavoro degli insegnanti e delle insegnanti, che contro ogni difficoltà, tecnica e concettuale, fanno ogni giorno del loro meglio per garantire a studenti e studentesse una continuità didattica. Per noi questo è un gesto di importanza enorme, ed è stato il campanello: dovevamo fare qualcosa, dovevamo far sentire la nostra voce.
Inoltre, pensiamo anche ai ragazzi e alle ragazze che hanno oggi 15, 16, 17 anni, e alle loro famiglie: davanti a un futuro che minaccia di tingersi a tinte sempre più fosche, noi vorremmo far sentire la nostra vicinanza, che è la vicinanza di un’istituzione pubblica e di una comunità di studiosi e studiose. Vogliamo dare una piccola carezza simbolica a ciascuno degli studenti e delle studentesse, e dir loro che non sono stati dimenticati, e che il futuro – un futuro di soddisfazioni personali e collettive – resta sempre e comunque alla loro portata.

Quante iscrizione avete ricevuto, in quanto tempo?

Al momento siamo oltre le 2000 richieste pervenute in poco più di una settimana. Richieste aggregate, perché ogni docente poteva manifestare l’interesse proprio e delle proprie classi per un massimo di tre interventi: dunque il numero di ‘prenotazioni’ sfiora il triplo di quella cifra. E naturalmente le richieste, che ci sono pervenute da singoli docenti, interessano intere classi: alcune delle lezioni che abbiamo proposto hanno quindi una platea potenziale di decine di migliaia di studenti e studentesse

Come si sviluppa il corso online? E’ prevista un’interazione con gli studenti? Un forum/chat al quale contattarvi?
Inizialmente pensavamo di limitarci a utilizzare la piattaforma Google Meet (che è quella in uso per la DaD anche in Normale), e di invitare fino a 250 persone contemporaneamente. Ma la mole di richieste è così alta che stiamo valutando di integrare questo meccanismo (che ci permetterebbe di soddisfare una percentuale troppo piccola di richieste), con un sistema di live streaming, per dare l’opportunità a tutti i docenti e le docenti che ci hanno contattati e alle loro classi di assistere alla lezione. Chi sarà presente nella classe virtuale di Google Meet potrà interagire direttamente, e chi seguirà lo streaming potrà eventualmente porre le sue domande tramite una chat. Ma stiamo ancora lavorando ai dettagli tecnici: il numero di richieste ricevute va davvero ben oltre le nostre più rosee aspettative (con nostra grande gioia!), e ci obbliga a ripensare un po’ la logistica generale.  

Potete fare una prima valutazione degli istituti e delle regioni che hanno aderito?

La provenienza delle richieste è davvero estremamente variegata, in senso geografico come in senso di tipologie di scuole: grazie anche all’esperienza con le altre iniziative con le scuole, abbiamo potuto mobilitare scuole in tutte le regioni d’Italia, e qualche scuola italiana all’estero, e così la mappa ideale si riempie di puntini da Nord a Sud, indiscriminatamente. Questo non ci sorprende: la Normale – e molte delle sue iniziative – hanno uno spirito davvero nazionale, e siamo felici che questa nuova iniziativa interessi così tante persone. Anche sulla tipologia di scuole abbiamo dati molto interessanti: hanno risposto al nostro invito non soltanto i canonici licei scientifici e classici, ma istituti tecnici, licei artistici, e moltissime scuole che ancora non conoscevamo e con cui non avevamo ancora lavorato. 

Sareste disposti a replicare l’iniziativa anche per le scuole secondarie di I grado nell’ipotesi di una ripresa mista a settembre che preveda lezioni off e online?
Stiamo monitorando con grande attenzione l’andamento di questa iniziativa pilota: i risultati fin qui ci mostrano un interesse sincero, che crediamo si spieghi solo in parte con l’emergenza contingente. Pensiamo che ci sia curiosità, e che si avverta, da entrambe le parti, l’esigenza di un legame più forte tra università e scuole medie (inferiori e superiori). Per questo ci piacerebbe pensare di dare continuità anche negli anni prossimi, e anche al di là dell’emergenza coronavirus, a iniziative simili, che magari possano anche interessare altre fasce della popolazione scolastica. Ma ora è ancora un po’ troppo presto per pensarci: siamo concentrati per garantire la riuscita di questo primo progetto pilota.

Ringraziamo il dottor Francesco Morosi, per sapere com’è andata l’esperienza, stay tuned!

Mammaiutamamma il network!

SCUOLA SUPERIORE NORMALE DI PISA

Firma la petizione Per una scuola sicura a settembre

Mammaiutamamma sostiene e condivide la petizione:

Il Miur presenti un piano per una scuola sicura a settembre

 
 

Gentile Ministra Azzolina,

Sono uno dei milioni di genitori che ha avuto modo di ascoltare le dichiarazioni da lei rilasciate durante la trasmissione Rai Che Tempo Che Fa del 5 Aprile 2020. Oltre a far intendere che la scuola non riaprirà fino a settembre, lei ha ipotizzato un ritorno della modalità didattica online anche in autunno.

Ho trovato questa ipotesi sconcertante per diversi motivi. Innanzitutto il digital divide. Come lei sa secondo l’Istat un terzo delle famiglie italiane non dispone di un computer (41% al Sud) e la metà delle famiglie ne ha solo uno a disposizione. Anche ammettendo che il ministero fornisca computer e tablet in comodato d’uso alle famiglie bisognose, rimane la questione della bassa connettività dei piccoli centri urbani, che esclude di fatto dall’accesso alle lezioni in modalità interattiva una buona percentuale di studenti.

Inoltre il contratto nazionale della scuola non prevede la didattica online. Ciò sta producendo una notevole disparità formativa tra istituto e istituto e anche all’interno dei singoli istituti tra classi in cui il corpo docente si adopera, tra mille difficoltà, a insegnare in modalità interattiva e classi i cui docenti assegnano solo compiti in remoto.

Alla luce di queste considerazioni, dichiarare, come lei ha fatto, che la didattica online avrebbe “messo in sicurezza l’anno scolastico” è inesatto. Mentre la cosiddetta didattica online rende possibile la valutazione e il rapporto “verticale” docente-studente, l’esperienza formativa si basa anche sullo scambio di conoscenze orizzontali tra studente e studente. Tale scambio non può essere riprodotto in sessioni online spesso caratterizzate da congestioni di banda, nonché dalle disparità di accesso e competenze, e quindi di trattamento formativo, sopra elencate.

Vista la mancanza, allo stato attuale, di un piano per la messa in sicurezza delle scuole le sottoponiamo con spirito costruttivo alcune idee per una ripresa sicura dell’attività scolastica a settembre:

• A tutti gli studenti, al personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario venga richiesto di indossare la mascherina come requisito essenziale per entrare a scuola

• Ogni scuola venga dotata di robuste scorte di mascherine per ogni evenienza

• Ogni aula venga dotata di dispensatori di gel disinfettante per le mani

• Ogni cattedra venga dotata di detergenti e guanti monouso necessari alla pulizia e all’uso corretto di gessi, lavagne e altri strumenti di lavoro

• Gli addetti alle pulizie della scuola vengano aumentati, stabilizzati contrattualmente, e dotati dei mezzi necessari per effettuare pulizie a fondo dei locali almeno una volta al giorno

• Il personale docente e ausiliario venga aumentato (non tagliato, come previsto attualmente) per sostenere doppi turni ove non sia possibile effettuare la didattica all’interno dell’orario standard

• La dislocazione dei banchi e delle cattedre sia ripensata per mantenere la distanza minima di sicurezza

• Si stabilisca il limite massimo di un occupante per i banchi a due posti

• Ogni classe in cui non sia possibile mantenere la distanza minima di sicurezza venga ricollocata, ove possibile, in un ambiente più spazioso

• Si preveda anche, ove possibile, l’utilizzo di spazi esterni come cortili e giardini, che rimangono, allo stato delle conoscenze attuali, gli ambienti più sicuri contro la diffusione del virus

• In assenza di spazi disponibili, gli studenti delle classi più numerose vengano suddivisi in scaglioni con relativo allungamento dell’orario scolastico (doppi turni) e potenziamento del personale docente e ATA

• In subordine, e solo come estrema ratio, si preveda una didattica ibrida o alternata tra didattica in classe e didattica a distanza

• Ogni scuola tenga inoltre corsi di formazione del personale docente e non-docente prima della ripresa dell’anno scolastico

• Tutti gli studenti vengano formati adeguatamente sui comportamenti da tenere alla ripresa dell’anno scolastico

La recente approvazione di un ingente pacchetto di aiuti a livello europeo per uscire dall’emergenza può essere utilizzato per finanziare queste misure di conversione.

Mantenere l’attuale impianto della didattica a distanza anche a settembre sarebbe un atto grave perché scaricherebbe l’onere della riorganizzazione e della gestione della didattica interamente sulle spalle di docenti, genitori e studenti sollevando il Miur dalle proprie responsabilità.

Se queste misure dovessero rivelarsi insufficienti a fermare la ripresa dei contagi noi saremo pronti a fare la nostra parte. Ma adesso tocca a lei fare la sua.

Un cordiale saluto,

Marco Deseriis

FIRMA QUI

Clicca qui per visualizzare le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Azzolina.

Stay Tuned!

Mammaiutamamma.it

Se vi è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perchè in lui si costruisce l’uomo.” (Maria Montessori)

“Quando una società scialacquatrice ha necessità estrema di denaro, lo sottrae anche alle scuole. Questo è uno dei più iniqui delitti dell’umanità e il più assurdo dei suoi errori.” (Maria Montessori)

Osserviamo la scrittura dei nostri bambini: bella o brutta non importa.

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Quali segni e sintomi? Educare il gesto grafico come un’abilità sportiva. di S. Baldassarre

Nel rispondere alla mamma che chiede se si deve preoccupare della scrittura del figlio in terza elementare, propongo un piccolo articolo su di un tema diffuso, che molti genitori portano in evidenza.

Cara mamma, il suo bambino si applica volentieri nell’apprendimento scolastico, come dice lei. Il suo modo di scrivere, però, non rispecchia questo andamento che appare tutto positivo. Il bambino, bravo a scuola e veloce nell’apprendere, scrive in modo diseguale, alternando momenti di scrittura leggibile e incomprensibile, come la “grafia dei medici” che facciamo fatica a decifrare quando arriviamo in farmacia…

Non sono pochi i casi di bambini intelligenti e vivaci, di “bravi” bambini tutto sommato, dalle scritture “difficili”, con un “brutto” aspetto, che rispecchiano la fatica e lo sforzo nella strada verso la ricerca di una abilità di scrivere che sia stabile.

I genitori si devono preoccupare? Che importanza dare a questo problema? Che rimedi cercare?

La mia risposta alla mamma che ci scrive, ma forse anche a tanti altri genitori, è che suo figlio sta crescendo e si trova in un processo ampio, graduale e non automaticamente lineare, anzi complesso, con salti avanti e a volte passi indietro. Sono proprio questi gli anni preziosi e delicati in cui un bambino è sulla strada per raggiungere molte competenze cognitive, emotive, psico-fisiche. Tra queste, anche una capacità piena di scrivere. Che cosa si intende?

Si intende una scrittura con caratteristiche stabili di chiarezza e leggibilità, non necessariamente “bella”, ma fluida, veloce rispetto al livello scolastico di prestazione, e soprattutto che lo soddisfi. Questa domani sarà la sua scrittura personale, riconoscibile da sé e dagli altri. E sarà lo strumento mentale più adatto per produrre il suo pensiero, per esprimere le sue facoltà e la sua personalità.

Se già oggi suo figlio ha una buona base di capacità, capisco che conosce e da forma senza incertezze e confusioni a lettere e parole per comporre frasi di senso compiuto. Ciò vuol dire che ha avuto un buon apprendimento e un buon insegnamento negli anni precedenti, in cui si impara a scrivere partendo dallo stampato maiuscolo della prima elementare. Se oggi alterna scritture tanto diverse può essere per vari motivi: una certa mancanza di continuità nello sforzo, una ricerca di un modello “da grande”, come un esperimento…, il segno di un umore meno buono, di una eccitazione per qualcosa, di una impazienza o di una piccola ansia più o meno tangibile…, forse un insegnamento non sempre completo sulla tecnica della scrittura. Non giudichi subito. Piuttosto potrebbe chiedergli, nel momento più opportuno: come vedi la tua scrittura, è uguale, è diversa? Come la trovi? Ti piace scrivere? Lo aiuti a osservarla e a dare le sue spiegazioni. Lei stessa capirà di più.

Dunque le direi, non si preoccupi per suo figlio, certamente è un bambino con ottime risorse. Da buona osservatrice e provvida mamma ha notato questa alternanza della scrittura che possiamo chiamare un sintomo da indagare un tantino.

Bisognerebbe, ad esempio, osservare queste sue scritture e anche lui, in situazioni diverse dal momento in cui scrive per capire: quanto è capace di tenere la concentrazione o quanto facilmente si distrae? Si stanca presto o ha una buona resistenza? E poi, come sta seduto mentre scrive, è comodo, stabile? Come impugna la penna, in modo corretto cioè funzionale al gesto grafico? Le risposte possono indicare alcuni accorgimenti per assestare, stabilizzare la capacità di scrivere.

In definitiva, si tratta di sostenerla mentre si costruisce. Scrivere è un’attività fine e complessa. Per quanto il bambino spontaneamente impugni una matita o un pennarello fin da piccolo per scarabocchiare o fare dei primi disegni, non altrettanto è spontanea e naturale l’attività di scrittura. Questa implica una base tecnica (seguire il modello di forma da dare alle lettere, come concatenarle, come rispettarne le proporzioni, i margini del foglio, come mantenere la riga e i margini del foglio, ecc.). Scrivere coinvolge molte abilità che convergono a produrre il giusto gesto grafico che porta al segno scritto. È un percorso che necessita di buone indicazioni essenziali di insegnamento. E non sempre a scuola queste arrivano. Per motivi diversi, per una didattica non sempre omogenea e consapevole. L’educazione del gesto grafico sta meritando nuova attenzione proprio di fronte all’evidenza delle difficoltà grafo-motorie dei bambini. Oggi spesso le scuole chiedono l’aiuto dell’educatore del gesto grafico, qualificato per affiancare gli insegnanti nell’impostare e seguire un buon apprendimento negli anni della scuola primaria.

Dunque come genitore, dopo aver considerato i sintomi della scrittura nel quadro dello sviluppo del bambino, va preso in considerazione di fargli fare un certo allenamento. Come farebbe se volesse imparare uno sport: la sua abilità di scrivere. Nella mia esperienza, ho visto che è possibile recuperare o stabilizzare una buona scrittura quando la immaginiamo come traguardo di abilità e assumiamo di intraprendere insieme al bambino un allenamento con un senso sportivo: un po’ di sfida con se stessi, un po’ di volontà, un po’ di umiltà, il senso di gioco e la guida di un allenatore… L’educatore del gesto grafico può aiutare i genitori in questa scelta e su questo cammino.

Cyberbullismo, verso una nuova educazione 4.0

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Care mamme, cari genitori

il network è da tempo coinvolto nella sensibilizzazione contro i fenomeni di Cyberbullismo. Oltre 2 milioni di adolescenti, oggi, sono costantemente connessi su Whatsapp, Facebook, Instagram, Snapchat e altri social network, non consapevoli della fragilità e dei rischi dell’identità digitale. La realtà virtuale appartiene alla generazione tecnologica, ma è pervasiva e anonima.

A partire dal 3 giugno 2017 è entrata in vigore la legge n. 71 contentente, le disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyber bullismo.

Il provvedimento definisce il cyberbullismo come qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.

o di realtà, mentre il secondo in un piano digitale – possiamo affermare che entrambi invadano la vita reale dei bambini e degli adolescenti, anche quando i soprusi sono perpetrati attraverso cellulare o computer.

Ciò che preoccupa è il silenzio che accompagna e sostiene queste prevaricazioni.

Si stima infatti che solo 1 minore su 10 informi un adulto dell’essere stato vittima di bullismo offline o online. In Italia il dato sembra essere ancora più elevato: sempre secondo la ricerca di Telefono Azzurro e DoxaKids quasi il 23% dei bambini e degli adolescenti vittima di bullismo non ne ha parlato con nessuno.

Il dato che emerge dall’indagine mostra che 1 vittima su 6 non avvisa nessuno di quanto sta accadendo (15%) e questa percentuale sale a quasi 1 ragazzo su 5 (19%) tra i 14 e i 15 anni. Le vittime di cyberbullismo molto spesso non si confidano, in particolare per paura e vergogna o perché credono che nessuno possa aiutarli. Quando lo fanno si rivolgono prevalentemente ai genitori: nel 61% dei casi alla mamma e nel 47% al papà. 1 su 4 si rivolge agli amici. Chiede aiuto all’insegnante solo il 4% degli intervistati. Alla mamma si rivolgono di più le femmine (72% vs 49%), mentre i maschi tendono a chiedere più aiuto agli amici (30% vs 21%) che crescendo hanno un ruolo sempre più importante: se alle scuole medie si rivolge agli amici il 19,4% dei ragazzi, nei primi due anni delle superiori la percentuale sale al 20,6% e al 29,3% negli ultimi tre anni delle superiori. Ad un’analisi più approfondita è possibile evidenziare un’inversione di tendenza all’aumentare dell’età: se la richiesta di aiuto ai genitori è più frequente nella preadolescenza (11-12 anni), gli adolescenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori chiedono aiuto molto più spesso agli amici e ai fratelli: la percentuale sale infatti dal 30% degli studenti delle scuole medie al 40% di quelli frequentanti gli ultimi anni delle superiori.

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E’ importante quindi insegnare ai ragazzi a riconoscere e denunciare fenomeni che emarginano i loro coetanei, responsabilizzare il corpo docente, sensibilizzare i gruppi sociali di adulti e adolescenti e assistere le famiglie.

La prossima settimana intervisteremo una mamma del network che testimonierà la sua esperienza personale,

Stay tuned!

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