Il 22 febbraio 2014 è stata finalmente liberata la leader Yulia Tymoshenko, prima donna a ricoprire l’incarico di primo ministro in Ucraina, madre di Eugenia, che non ha mai smesso di lottare durante la sua prigionia.
La pasionaria della Rivoluzione arancione è stata rilasciata sulla sedia a rotelle dall’ospedale-carcere di Kharkiv. E’ uscita dopo l’ok del Parlamento di Kiev, in base a una decisione della Corte europea per i diritti dell’Uomo, del 29 aprile 2013, che depenalizza il reato di “abuso d’ufficio”, per il quale nell’ottobre 2011, Yulia era stata condannata a sette anni di reclusione.
Yulia Tymoshenko ha ricoperto l’incarico di primo ministro per alcuni mesi nel 2005 e successivamente dal 2007 al 2010, anno in cui perse le presidenziali al ballottaggio, contro Viktor Ianukovich, il capo dello Stato destituito sabato.
Dopo settimane di sanguinosi scontri culminati in una battaglia di 72 ore a Kiev, venerdì 21 febbraio è arrivato l’accordo con la convocazione di elezioni presidenziali anticipate, la formazione di un governo di unità nazionale e la liberazione della Tymoshenko. Alla guida del paese c’è Oleksandr Turcinov, alleato di ferro di Tymoshenko, nominato presidente ad interim. Le prime cifre ufficiali parlano di 82 morti e 645 feriti.
“È caduta la dittatura”: queste le prime parole dell’ex premier, 53 anni, appena rilasciata. “Oggi – ha detto la Tymoshenko – l’intero nostro Paese può vedere il sole e il cielo perché oggi la dittatura è caduta. E la dittatura è caduta non grazie ai politici e ai diplomatici, ma grazie a coloro che sono scesi in strada riuscendo a proteggere le loro famiglie e il loro Paese. Ora – ha aggiunto – dobbiamo fare di tutto per assicurare che i manifestanti non siano morti invano”.
La principessa del gas, la donna più potente del mondo nel 2005 secondo Forbes, la pasionaria della rivoluzione arancione, Yulia Timoshenko, continua ad impegnarsi per il suo paese e ha già dichiarato di volersi ricandidare alle presidenziali.
Nella piazza Maidan di Kiev, la sera del 22 febbraio ha deposto dei fiori per le vittime della repressione dichiarando: “sono i miei eroi”.
di R. Bonani